Crociata anti-Netflix, autori ed esercenti in rivolta a Venezia: «Iniquo il Leone d'Oro a Cuaron»

Tutti contro Netflix. Il cinema in rivolta contro il verdetto della giuria di Venezia che ha assegnato il Leone d'oro a Roma di Alfonso Cuaron, prodotto appunto dalla...

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Tutti contro Netflix. Il cinema in rivolta contro il verdetto della giuria di Venezia che ha assegnato il Leone d'oro a Roma di Alfonso Cuaron, prodotto appunto dalla piattaforma di streaming Netflix.

L'Anac (Associazione Nazionale Autori Cinematografici), la Fice (Federazione Italiana Cinema d'Essai) e l'Acec (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) definiscono «iniquo che il marchio della Biennale sia veicolo di marketing della piattaforma Netflix» che «sta mettendo in difficoltà il sistema delle sale» e sottolineano che il Leone d'Oro «dovrebbe essere alla portata di tutti» e non dei soli abbonati alla piattaforma. 

 

In una nota, l'Anac, la Fice e l'Acec, «in coerenza con quanto dichiarato in occasione della conferenza stampa della Mostra nel mese di luglio a Roma, ribadiscono la loro contrarietà circa la scelta di aver inserito nel concorso di Venezia alcuni film non destinati alla visione in sala, diversamente da quanto aveva deciso il festival di Cannes. Nel pieno rispetto delle scelte della giuria presieduta da Guillermo del Toro e senza nulla togliere all'alta qualità del film Roma di Alfonso Cuaròn, vincitore del Leone d'oro, Anac, Fice e Acec ritengono iniquo che il marchio della Biennale sia veicolo di marketing della piattaforma Netflix che con risorse ingenti sta mettendo in difficoltà il sistema delle sale cinema italiane ed europee».


«Il Leone d'oro, simbolo della Mostra internazionale d'arte cinematografica da sempre finanziata con risorse pubbliche - affermano ancora - è patrimonio degli spettatori italiani: il film che se ne fregia dovrebbe essere alla portata di tutti, nelle sale di prossimità, e non esclusività dei soli abbonati della piattaforma americana. Anac, Fice e Acec reiterano la richiesta al direttore Barbera di rivedere per il prossimo anno la sua posizione, mentre chiedono al ministro della Cultura di varare con la massima sollecitudine norme che regolino anche da noi come avviene in Francia un'equa cronologia delle uscite sui diversi media».
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Il Mattino