La voce e la forma perse proprio nell'ultima serata sanremese, le ha riconquistata, eccome. Arisa si presenta alla Feltrinelli di piazza dei Martiri per presentare l'album...
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Dell'ultimo Festival dice poco, di «Mi sento bene», con cui si è classificata ottava, molto di più: «Finalmente una canzone allegra, ne ho cantate troppe tristi. In fondo, con L'esercito del selfie ho capito che la gente ha bisogno di canzoni felici, di divertirsi, di dimenticare, non di avvolgersi nei propri problemi, di naufragare nei propri batticuori, di avvilupparsi nella propria depressione».
Così, i ritmi electropop del brano presentato all'Ariston tornano in tutto il disco, «pensando agli anni Ottanta e Novanta, a voci e caratteri forti come quelli di Giuni Russo», ma anche di Annie Lennox, dell'Antonella Ruggiero del secondo periodo dei Matia Bazar. «Mi sento bene davvero, ed ho voglia di farlo sapere, soprattutto al mio pubblico, anche se la nuova Rosalba assomiglia molto alla vecchia, sono passati dieci anni da Sincerità, ma io non mi sento molto diversa».
A Sanremo è di casa, ma forse non lo frequenterà più: «La cosa migliore che ne puoi dire è che è finito. Ti serve, ed io ci sono tornata perché avevo un brano che meritava quella platea, ma... Ho capito che ognuno ha una soglia oltre la quale non lo può più fare, non è un problema di età: a 70 anni Patty Pravo rieccola liì, fichissima, ma io...». Lei l'ha vinto tra i Giovani e tra i Campioni (nel 2014 con «Controvento»), l'ha persino presentato, nel 2015: «È stato bellissimo: ero drogata di Toradol. Avevo fatto una brutta caduta in ristorante e... tutti credevano che prendessi l'incarico sotto gamba... invece ero imbambolata dai farmaci».
Il rapporto speciale con Napoli, e i fans napoletani, le ricorda la «Vasame» di Gragnaniello incisa per Ozpetek, e la spinge a una rivelazione: «Qualche tempo fa ho inciso un disco di canzoni classiche partenopee, le amo, le conosco sin da bambina e mi vergogno nel confronto con le mie cose. Chissà, se mai vedrà luce quel cd, forse dopo la mia morte potrebbe tornare utile alla mia casa discografica».
Pronta al tour nei club, che per ora non tocca Napoli né la Campania, la nuova Rosalba ha un sogno, e lo si vede, da come imita colleghe, presentatrici, giornaliste, opinioniste. «Vorrei giocare con le voci, senza nulla togliere a una maestra come Virginia Raffaele. Magari alla radio, magari trovandone una vicino casa, magari...».
A chi, tra il pubblico, le chiede un pezzo regala una strofa a cappella, a freddo, confermando un'intonazione perfetta ma, soprattutto, diverte e si diverte: «La parola chiave è comunicazione», sorride. E si sente bene. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino