«Otakkiò & Otammè», il ritorno a «Made in Sud» di Gennaro Scarpato e Pasquale Palma

«Otakkiò & Otammè», il ritorno a «Made in Sud» di Gennaro Scarpato e Pasquale Palma
Non hanno mai interrotto la loro collaborazione e la loro produzione artistica, animando teatri, cinema e web e ora tornano sul palco di Made in Sud che, da giovanissimi, li ha...

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Non hanno mai interrotto la loro collaborazione e la loro produzione artistica, animando teatri, cinema e web e ora tornano sul palco di Made in Sud che, da giovanissimi, li ha lanciati facendoli conoscere al grande pubblico. Gennaro Scarpato e Pasquale Palma, nei panni di «Otakkiò & Otammè», sono tra gli artisti più apprezzati di questa edizione del format in onda tutti i lunedì su Raidue.

Il loro ritorno in trasmissione, dopo le esperienze al teatro e al cinema di questi anni, dà inizio a una nuova fase del loro percorso artistico, sicuramente più matura e che cerca di guardare e rifarsi a un altro tipo di comicità. «Otakkiò & Otammè» è una proposta artistica che racconta l’annullamento dell’essere umano. I due artisti sperimentano, unendo la comicità di tradizione al teatro dell’assurdo, lo slang napoletano al nonsense britannico. Ardua impresa quella di raccontare la generazione di oggi portando in scena due individui oramai omologati che sono completamente annientati dai tempi e che, quasi, non dialogano e non si guardano più. Il risultato dell’esperimento è sicuramente straniante a vincente.

Gennaro Scarpato ha anche un altro quadro sul palco di Made in Sud, dove si cimenta nel reading comico «La parola di Gegiù», una performance incentrata su funambolismi linguistici e i calembour, che Scarpato come autore tanto ama. Da attore, invece, si diverte a dare un tono biblico e altisonante a pindarici giochi di parole e visionari passi tratti da un ipotetico vangelo scritto da un fratello di Gesù non ancora asceso al cielo.

I monologhi di Pasquale Palma, che torna sul palco di Made in Sud anche con il personaggio storico Eddy Scampia e con il folle “guardame a me”, sono performance attoriali in cui propone una visione comicamente cinica e perfida delle dediche di compleanno, con uno stile che strizza l’occhio ai “comedians” e ai “saltimbanchi” di un tempo. Una visione capovolta dei soliti e ipocriti bigliettini d’auguri che si scrivono per circostanza indirizzati a tutte quelle persone a cui si finge di voler bene.

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Il Mattino