Servillo e Solis String Quartet, un «Presentimento» napoletano

Tre anni fa con «Spassiunatamente» Peppe Servillo aveva iniziato un percorso di riletture del repertorio classico napoletano con la fondamentale collaborazione del...

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Tre anni fa con «Spassiunatamente» Peppe Servillo aveva iniziato un percorso di riletture del repertorio classico napoletano con la fondamentale collaborazione del Solis String Quartet, che quel repertorio frequentavano già da tempo, e non solo al fianco di Noa.


Un percorso ripreso, continuato, confermato da « Presentimento», l’album da poco uscito per la iCompany: la voce della Piccola Orchestra Avion Travel fornisce la sua interpretazione sempre più teatralmente scarnificata all’andamento cameristico garantito dai violini di Vincenzo Di Donna e Luigi De Maio, la viola di Gerardo Morrone, il cello e la chitarra di Antonio Di Francia. Il canzoniere è pregiato, anche se capace di andare oltre i dieci «classicissimi» sin troppo riproposti: si va dalla «Palomma» di Armando Gill alla «Tarantella segreta» di Raffaele Viviani, dal capolavoro di E.A. Mario che presta il titolo al disco all’ironia di «“M’aggia cura’» e l’onomatopeico richiamo di «Scalinatella».

«Continuo il mio lavoro di studio sui classici della nostra cultura: sono una eterna scoperta. Il mio essere cantante qui si mette al servizio degli autori, pre-sente sorrisi e lacrime, beffe e drammi, quasi che le vicende e i sentimenti evocati nascessero nel momento del canto-incanto, quasi li avesse pre-visti tra sogno e veglia», spiega Servillo: «Artisti, narratori, poeti... vivono di presentimenti, e i versi di queste canzoni pre-sentono, annunciano segreti, presenze, tradimenti, ciò che di nuovo potrebbe accadere o si vorrebbe accadesse, con parole che sembrano mai udite, come fossero veggenti, indovini».

In repertorio, tra brani come «So le sorbe e le nespole amare» di Vinci e la delizia iniziale di «Tutta pe’mme», anche pagine originali come «Tarantella del Vesuvio» e «Mozartango» di Di Francia che guarda più a Piazzola che al divino Amadeus. Rispetto a «Spassiunatamente» non c’è più l’effetto novità, forse addirittura sorpresa, che quelle riletture regalarono agli appassionati della melodia partenopea, un piccolo mondo sempre più a rischio di estinzione, nonostante una resistenza-persistenza confermata anche da questa operazione.

Ma si conferma il gusto di Servillo e del quartetto d’archi campano, il rispetto e l’affetto che animano il confronto con melodie e liriche che guardano alla lezione delle coppie Murolo-Caliendo e Cigliano-Gangi. In fondo «pre-sentire» il futuro remoto di cantaNapoli è cosa più che buona e giusta, una sfida glocal culturalmente importante in tempi di omologazione forzata.


Lunedì 21 novembre la presentazione dal vivo a Napoli, al teatro Diana. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino