Il porno da riabilitare e conservare come reliquia di una rivoluzione tradita: se vi sembra un'impresa moralmente impossibile cambierete idea dopo aver visto Porn to be free -...
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«L'idea mi è venuta quando ho conosciuto Riccardo Schicchi alla prima del mio film Cover Boy, nel 2006», racconta Carmine Amoroso, regista di Porno e libertà. «Rimasi affascinato dalla sua figura, era completamente diverso da come lo immaginavo. Colto, sensibile, di intelligenza smisurata, un visionario che - lo capiamo solo ora - è riuscito a piegare i media in modo inedito forgiando l'immaginario erotico di chi è nato negli anni '60. Persino Jeff Koons lo ha praticamente copiato».
Schicchi è il primo volto che compare nel film, irriconoscibile con la lunga barba che si era lasciato crescere negli ultimi mesi di vita, quasi un camuffamento perché, come racconta l'ex moglie Eva Henger, era terrorizzato dall'idea di essere arrestato ancora come negli anni '90. Riccardo Schicchi è il personaggio più presente nel film e fa quasi da filo conduttore fra le testimonianze di altri volti storici della tragressione d'epoca, da Lasse Braun a Lidia Ravera, da Giuliana Gamba a Helena Velena, fino a Marco Pannella e all'immancabile Ilona Staller. In questo film Giuliana Gamba confessa per la prima volta di essere stata una regista di film porno, dimostrando che non c'è più niente da nascondere.
«Non sono un esperto di pornografia», spiega Amoroso, «ma penso che di quel porno dovremmo ricordare gli aspetti buoni, legati anche alla libertà sessuale delle donne.
Il Mattino