NEW YORK – E’ stata un’overdose. Quel che molti avevano sospettato è stato confermato dai test di laboratorio: lo scorso 21 aprile, il cantante...
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Di quell’incidente rimangono immagini registrate dalle telecamere di sicurezza del piccolo aeroporto: sono scene sfocate di un’ambulanza in attesa sulla pista di atterraggio, dei paramedici che salgono sul piccolo jet, che scendono portando una figura in barella e partono per l’ospedale. Si sa che a quella figura – la cui identità venne rivelata solo ore più tardi - era stata somministrata un’iniezione di naloxone, un antidoto dell’eroina e degli oppiacei in generale. E che l’individuo si era rifiutato di restare in ospedale. Poche ore dopo, Prince era di nuovo in volo verso Minneapolis.
Ma il cantante aveva capito che stava rischiando la vita e aveva fissato un incontro con uno specialista di dipendenza da oppiacei, il dottor Howard Kornfeld. E siccome Kornfeld non poteva raggiungerlo in Montana, decise di mandare suo figlio, Andrew, affidandogli una dosa di buprenorfina, una sostanza che viene usata per tentare la disintossicazione nei casi gravi perché ha sui tossicodipendenti lo stesso effetto del metadone.
Ma Andrew è arrivato troppo tardi: è stato lui, con alcuni dipendenti della residenza, che ha trovato il corpo senza vita di Prince: il cantante doveva aver perso conoscenza da varie ore.
Ora l’inchiesta si complica: sea presenza di altre droghe o di alcol sembra esclusa vuol dire che Prince è morto solo per aver ingerito una dose eccessiva di Fentanyl, un potente farmaco analgesico narcotico. Si deve dunque capire chi gliel’abbia prescritto, e perché glielo abbia prescritto in dosi tali da permettere la dipendenza e ben due gravi crisi da overdose in sette giorni.
La sua collega e amica, Sheila E, ha raccontato che il cantante si era sempre opposto a usare ogni forma di droga, ma ha confermato che soffriva di forti dolori alle ginocchia e alle anche, in seguito al fatto che le sue performance prevedevano che saltasse da altezze spesso di oltre un metro e mezzo, indossando tacchi alti.
Il Mattino