Raffaella Carrà in mostra ad Avellino: a fare il pop cominciò lei

Racconta Stefano Forgione della Axrt contemporay gallery che «qui ad Avellino ancora non si sono accorti di quello che stiamo esponendo, ma nel resto del mondo sembrano...

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Racconta Stefano Forgione della Axrt contemporay gallery che «qui ad Avellino ancora non si sono accorti di quello che stiamo esponendo, ma nel resto del mondo sembrano impazziti, ordinano on line foto e cataloghi come se fossero la cosa più preziosa del mondo. Devo essere sincero, non ci aspettavamo una risposta simile, anche se sapevamo di star lavorando su materiali sensibili, per la firma della fotografa e per l'oggetto dei suoi ritratti». Già, perché «Raffaella - Uno stile di vita» racconta la diva Carrà con l'obiettivo di Chiara Samugheo: 96 anni, barese di formazione milanese, compagna di Pasquale Prunas, obiettivo di punta di «Le ore» e «Cinema nuovo», autrice di celebrati reportage sui tarantolati di Galatina, le baraccopoli napoletane, il grande cinema internazionale. Leggenda vuole sia stata la prima fotografa professionista in Italia, cronaca assicura che fu la fotografa personale dal 1966 al 79 della Raffaella nazionale.

Il curatore Gianluca Marziani presenta la mostra, aperta sino a fine mese, come il «romanzo per immagini di un'icona inimitabile e attualissima». Primi piani coloratissimi, il corpo offerto senza inibizione alcuna, con una consapevolezza d'uso che esclude contemporaneamente ogni abuso e senso del peccato: «Fissare su carta fotografica l'icona pop di un immaginario che scorreva nei pixel. La tv che accoglie l'azione si spegne un istante per diventare quadro. La stampa che accoglie lo scatto si accende oltre l'istante del monitor. Chiara Samugheo ha inventato l'anima fotografica di Raffaella Carrà. Ne ha captato l'energia aerobica da performer trasformista. Ne ha colto lo spirito scultoreo da pop queen che anticipava il camp. Ne ha vissuto il ciclo camaleontico di outfit, gesti e parole rumorose. Un dialogo unico tra due donne speciali. Una relazione privilegiata che si è incisa nelle cronache culturali. Una storia italiana per raccontare la più grande icona della nostra televisione». Insomma, a fare il pop comincia lei, warholianamente certo, ma, soprattutto alla maniera internazionalpopolare della Carrà, sex symbol della porta accanto, ombelico del mondo, terremoto biondo che riuscì ad entrare in sintonia con l'Italia democrista che nascondeva qualsiasi propensione per i piaceri della pelle, della carne, dei sensi. Proprio quello che ogni sua canzone, ogni suo ballo, ogni suo vestitino-tutina, ogni suo sorriso sfoggiava conquistando legioni di appassionati etero come lgbt+. 

Forgione ha stampato un catalogo della mostra, «ed i fan club della Carrà sparsi in tutto il mondo si stanno passando parola e ci contattano per ordinarlo. Ma anche le foto sono molto richieste. Quelle stampate in 200 esemplari costano 800 euro, 2.000 quelle limitate a 20 copie. Ce ne ha chiesta una anche Sergio Japino, che solo la salute malferma ha tenuto lontano dall'inaugurazione. Gliela abbiamo mandata, naturalmente in regalo, con il catalogo».

Alcuni di questi scatti saranno banditi il 26 novembre da Bozner Kunstauktionen, la prima casa d'aste sudtirolese. E lì i fan potranno scatenarsi, giocare al rialzo, inseguire l'esclusiva. Chi non conosce la Carràmania faticherà a capire, ma libri, musical, film, rassegne che si moltiplicano giorno dopo giorno dalla sua scomparsa il 5 luglio 2021 dicono quanto la sua assenza non abbia minimamente diminuito l'amore del pubblico per lei, in Italia, in Spagna, in America latina... Anzi. 

E la mostra di Avellino prova a spiegarsene i motivi, scatto dopo scatto, anno dopo anno: «Raffaella Carrà rappresenta la punta più alta del pop televisivo che si trasforma in documento sociologico. Il suo status ricreava quadri catodici che avrebbero raccolto la sintesi di un frammento oltre il momento, dando alla velocità di fruizione una pelle di natura fotografica, quasi che la sua immagine provasse ad uscire dalle riprese in diretta, attraversando l'istante per incidersi come uno stencil sul muro del tempo. Per attuare questo processo semantico serviva la miccia di un occhio fotografico, qualcuno che cogliesse il segno warholiano della Raffa, la sua attitudine catartica e stravolgente, generazionale e ironicamente rivoluzionaria. Quella persona esisteva e arriva a noi con un patrimonio fotografico di enorme valore storico: il suo nome è Chiara Samugheo», scrive Marziani. All' Axrt contemporay gallery avevano già esposto suoi scatti, dedicato mostre ai suoi ritratti dedicati a Monica Vitti e Sophia Loren. Ma non immaginavano il terremoto che avrebbe innescato appendere alle pareti quelle foto di Raffa: a fare il pop ha cominciato lei.

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Il Mattino