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Con Renato Zero sai (forse) da dove parte, mai dove andrà a parare. Può capitargli di convocare la stampa per lanciare il suo nuovo tour «Zero a Zero - Una sfida in musica», al via il 7 marzo dal Mandela Forum di Firenze, per poi far ascoltare un brano inedito, destinato a non si sa quale pubblicazione. Di promettere che dopo le date al PalaSele di Eboli (22 e 23 aprile) tornerà al Sud, «dove mancano le strutture», per poi dire, senza specificare la data, «non vedo l'ora di esibirmi in piazza del Plebiscito, in una città come Napoli che mi è carissima. Ricordo ancora che una sera, eravamo negli anni Settanta, ero a cena alla Zi' Teresa, quando vidi sbarcare degli uomini da motoscafi blu arrivati a cento all'ora. Li invitai per un caffè, poi arrivò la Guardia di Finanza che mi chiese che cosa ci facevo con dei contrabbandieri: non lo avevo capito!».
Il nuovo giro di concerti, dice, riprende «l'eterna dicotomia tra Renato e Zero, che il primo è sempre qua e prende in carica il secondo e gli paga pure pranzo e cena». Anche se forse è vero il contrario, ma con il settantaduenne Fiacchini ogni cosa va vista da almeno due punti di vista. Opposti. Soprattutto ora, «che l'età suggerisce di badare alle cose importati e mi pento dell'abbraccio non dato a una ragazza, della solitudine che questo bellissimo mestiere ti regala. Ho visto anche Eduardo De Filippo e Totò mangiare soli. È il momento di guardarmi dentro e confrontarmi anche con quella trasgressione che ho accettato come abito».
La trasgressione di «Madame», «Mi vendo», «Il triangolo», la produzione più innovativa e di culto del cantautore: «Servivano ad agitare le acque, a divertirmi e divertire, ad abbattere convenzioni moraliste, ma il mio obiettivo era sempre il cielo», dice, ammettendo un nuovo dialogo con la religione e con dio, non con le sue burocrazie ecclesiastiche, testimoniato peraltro dal recente «Atto di fede». Trasgressione che in Italia fa ancora scandalo, o quantomeno gossip, come se il ciclone Zero non fosse mai passato a far tabula rasa delle convenzioni borghesi. Impossibile non pensare a Rosa Chemical a Sanremo: «L'originale vince sempre e mi sono accorto che i miei sosia sono tantissimi, tanto da diventare un popolo di potenziali elettori.
Nel nuovo tour, con orchestra videoregistrata, «succederà qualcosa di importante tra Renato e Zero», promette. E dà una pista: «È come quando abbiamo un ospite a casa e dobbiamo deciderci se sopportarlo ancora o cacciarlo». Come sempre può voler dire tutto o niente, lascia immaginare un clamoroso divorzio esistenziale, o semplicemente il proseguire di una dicotomia che ha permesso al Nostro di essere uno, nessuno e centomila. Di togliere e cambiare maschera con la facilità di un commediante dell'arte: «Il tour mi servirà per guardarmi dentro, per vedere se in tutti questi anni magari mi sono dimenticato di fare qualcosa. Sarà l'occasione per fare i conti con me stesso, ad un'età in cui finalmente mi sento di poter dire quello che voglio».
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