OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
«Il balletto è stato vittima dell’ignoranza di chi doveva proteggerlo. Quando si doveva tagliare, la scelta è stata sempre quella di sacrificare i corpi di ballo». Roberto Bolle non entra in “punta di piedi” alla Camera, per l’audizione conclusiva dell’indagine conoscitiva sulle Fondazioni lirico-sinfoniche, in commissione Cultura.
LE FONDAZIONI
Lancia un grido di dolore, presentando una fotografia precisa del settore in cui versa la danza: solo 4 fondazioni su 14, al Teatro alla Scala, al Teatro dell’Opera di Roma, al San Carlo di Napoli e al Massimo di Palermo, hanno ancora un corpo di ballo: a Roma ci sono 60 ballerini a Napoli solo 15, 10 a Palermo. A Verona, continua, «il corpo di ballo è stato licenziato nel 2017», e da allora sono state fatte 44 produzioni con il ricorso agli esterni. «Eppure nel nostro Paese», ha sottolineato l’ètoile torinese, 46 anni, da sempre in prima linea nella divulgazione dell’arte coreutica, in televisione, ma anche nelle piazze, «ci sono 17 mila scuole di ballo con oltre 1 milione 400 mila studenti, più di quelli che seguono le scuole di calcio che sono in tutto 1 milione».
Danza con me
Un discorso molto duro quello pronunciato alla Camera dei Deputati da Bolle, che in questi giorni è impegnato con le prove di Danza con me, lo show del primo gennaio da 4 milioni e mezzo di telespettatori con cui Rai1, in prima serata, da cinque stagioni inaugura l’anno che verrà.
Danza, il grido di dolore di Roberto Bolle alla Camera: «Negli ultimi decenni uno scempio»
Bolle and Friends
Dimostrando, appunto, che la danza non è per pochi eletti o per un pubblico di specialisti. Bolle, che durante il Covid ha fatto lezione online, che appena possibile è ripartito con il suo tour Bolle and Friends e che ogni estate con OnDance trasforma le piazze di Milano in una pista da ballo, coinvolgendo professionisti e dilettanti, ha voluto ricordare a tutti quanto la danza sia un’eccellenza made in Italy, un’arte nata e codificata in Italia e poi esportata in Francia e in Russia nel Settecento. «La Danza Classica è nata e si è evoluta attraverso le menti creative di italiani che hanno sentito la necessità di portare più in alto il livello espressivo delle arti rappresentative del loro tempo. Luminari che hanno avuto il coraggio di cambiare la rotta, di inventarne una nuova, per toccare corde più profonde».
Verona e il Maggio
E quindi, ora bisogna «rimettere in piedi il corpo di ballo di Verona e mettere mano anche al Maggio di Firenze», disporre nel Fondo Unico per lo Spettacolo (fus) dotazioni per la danza uguali a quelle per la lirica.
Leggi l'articolo completo suIl Mattino