Sotto sotto ci sperava. Ma non si aspettava di arrivare primo. «Sono incredulo nonostante mi stia tenendo stretto il premio. Dedico questa vittoria a chi mi permette di...
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Ha vinto la canzone che sa di leggerezza, ma «introspettiva», che si fa un esame di coscienza sbeffeggiando usando figure provocatorie. «La cavia sono io. Parto da me per poi prendere in giro gli occidentali nel seguire le culture orientali e raggiungere la serenità interiore». E racconta di essersi ispirato a Desmond Morris (“La scimmia nuda”): «perchè dietro il nostro pavoneggiarci intellettuali, siamo delle scimmie. E abbiamo degli istinti animali». E sulle polemiche degli ultimi giorni su un Festival “della rottamazione» dice: «È il Festival della canzone italiana: se le canzoni parlano d’amore e sono belle che problema c’è? Il problema è se non sono belle».
Stesso pensiero di Fiorella Mannoia, arrivata seconda con “Che sia benedetta”. «Sono venuta con lo spirito di trent’anni fa. Certo, senza ipocrisia, tutti sperano di vincere. Ma la cosa che più mi interessa è che questo pezzo faccia lo stesso percorso di “Caffè bollente”, “Come si cambia”, "Quello che le donne non dicono”, “Le notti di maggio”. Per il resto, fa parte del gioco». E rivolgendosi ai giornalisti dice ridendo: «La prossima volta però non dite che vincerò il Festival».
Non si poneva aspettative nemmeno Ermal Meta, terzo con “Vietato morire”, che arriva per primo all'Ariston Roof dopo i risultati. «Sono molto felice. Non mi aspettavo né podio né Premio della critica. La mia canzone racconta una storia che ho già digerito e ho deciso di condividere. Sono orgoglioso di essere su questo palco con un’artista come la Mannoia». E dedica il premio a chi lo ha aiutato «a disubbidire alla vita: mia madre». Perché «ciò che ci rende felice porta alla disobbedienza. E che il momento giusto per dire no è adesso». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino