Il neonato Premio letterario che porta il suo nome e la premiazione al San Ferdinando, il giornale che fondò centoventicinque anni fa e la città che raccontò...
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«Abbiamo privilegiato la storia della Serao, che è densa di significato e merita di essere conosciuta dal grande pubblico. Per questo, la scelta, più che verso una direzione autoriale, si è concentrata su un montaggio accurato, capace di amalgamare materiali molto diversi tra loro. Direi che ci siamo riusciti», spiega soddisfatta Didi Gnocchi, fondatrice di 3D Produzioni, che ha appena dato il prodotto finito a Sky. Le telecamere sono entrate nella redazione de «Il Mattino», in via Chiatamone, dove hanno raccolto le testimonianze del direttore Barbano, del vicedirettore Federico Monga, della responsabile del settore Cultura e spettacoli Titta Fiore, del redattore capo Vittorio Del Tufo e di Donatella Trotta, che come Antonia Arslan ha studiato l'opera della Serao. A lei è affidata la lettura di alcuni brani tratti dai libri e dagli articoli della prima donna che fondò e guidò un quotidiano. «Ci sono brani da Il regno del terrore, un moscone che ironizza sugli esami scolastici che seminano il terrore tra i ragazzi, e da Canituccia, struggente racconto ristampato di recente nel quale ad una contadinella viene ucciso il miglior amico, il maialino Ciccotto», spiega Trotta. Non mancano inserti tratti dalla serata del San Ferdinando, che ha avuto come protagonisti gli attori in forza allo Stabile di Napoli: Mariano Rigillo, Angela Pagano, Claudio Di Palma, Cristina Donadio, Gaia Aprea e Massimiliano Gallo. Ma i pezzi del puzzle consegnato a Sky Arte non sono che uno sfondo per la storia di Matilde Serao, combattente dall'animo traboccante di umanità che nel 1892, con il suo sodale e marito Edoardo Scarfoglio, decise di fondare un quotidiano che da Napoli parlasse al Mezzogiorno e all'Italia intera.
«La Serao dimostra un'ampiezza di vedute e un'intelligenza che la mettono alla pari di qualsiasi scrittore del secondo Ottocento italiano», afferma la vincitrice del Premio, Arslan, nei minuti iniziali del documentario.
Il Mattino