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Mina Settembre ha tutte le carte in regola per diventare la nuova eroina della fiction italiana. Un’assistente sociale empatica, infaticabile, tenace, fiera, dinamica, sempre sorridente e con indosso un allegro cappottino rosso. A interpretarla è Serena Rossi che domenica e lunedì sarà protagonista delle prime due puntate della serie-tv di Raiuno liberamente tratta dai racconti di Maurizio de Giovanni Un giorno di Settembre a Natale e Un telegramma da Settembre (Sellerio). Gli episodi di «Mina Settembre» - coprodotti da Rai Fiction e Italian International Film di Fulvio e Paola Lucisano e diretti da Tiziana Aristarco – saranno dodici, dalla settimana prossima sempre in onda la domenica, e l’ambientazione, naturalmente, è Napoli nelle sue molteplici facce.
Mina vive al Vomero, ma prende la funicolare e va a lavorare come assistente sociale alla Sanità.
Serena, Mina è capace di aiutare tutti senza giudicare. Le somiglia un po’?
«Sì, molto. È una donna determinata, una napoletana moderna, che non punta sulla bellezza. È in continuo movimento, dentro e fuori, ed è indurita dalla vita, cosa che, per fortuna, non è un punto di contatto con me».
Avete cominciato a girare prima dell’emergenza Covid19 e siete rimasti a
Napoli anche durante il lockdown. Come ha vissuto questo ritorno nella sua città?
«È stato un dono poter trascorrere così tanto tempo a Napoli. Ho trovato i napoletani bisognosi di stare insieme e di aiutarsi. Napoli nella serie è protagonista. Viene fuori il temperamento della città. Abbiamo girato tanto nel rione Sanità e abbiamo ricevuto tanta solidarietà. È venuto fuori il grande cuore dei napoletani. Se verrà fuori anche dalla serie, ne sarò orgogliosa. Tiziana Aristarco non voleva tornare a casa. Napoli ti prende il cuore e poi sei fregato!».
È cambiato qualcosa sul set dopo l’arrivo del Covid-19?
«I napoletani volevano sempre offrirci caffè, acqua, il loro bagno.
Nel film Mina è al centro tra due uomini rivali, Giuseppe Zeno e Giorgio Pasotti, e sul set c’era anche il suo compagno, Davide Devenuto. C’è stato imbarazzo?
«Sì, Davide nella storia è il marito della mia migliore amica. È stato divertente, solo a volte c’è stato un po’ di imbarazzo. Ma sono stata felice di aver passato tempo con lui, con noi c’era anche il nostro bambino di 4 anni, Diego».
Che cosa le ha insegnato l’essere mamma?
«Che non posso avere il controllo su tutto. L’ho capito a partire dal parto. Ma essere mamma mi viene naturale. L’ho desiderato tanto e sono molto presente nella vita di Diego».
Riesce sempre a raggiungere i suoi obiettivi?
«Bisogna faticare per ottenere le cose. Ci vuole serietà, integrità, fatica. È quello che voglio insegnare a mio figlio. Finora mi sono sempre messa in gioco. Non mi piace mettermi i paletti. Mi lancio sempre in cose nuove che mi fanno tremare le gambe e ho una parabola che si ripete: inizio con entusiasmo alle stelle, poi ho un down totale, ma lavorando sodo vedo una luce e le cose vengono da sole. Da quando c’è Diego ho difficoltà a trovare l’equilibrio tra la Serena che vuole stare a casa e la Serena che vuole lavorare. Mi piacciono entrambe le cose. Vorrei stare ovunque».
A marzo condurrà «La canzone segreta». Di che si tratta?
«Sarà il nuovo show di Raiuno. Proporrò le canzoni del cuore a personaggi noti. Verranno fuori tante emozioni».
Le piacerebbe essere invitata al festival di Sanremo?
«Da bambina sognavo di essere la valletta mora di Pippo Baudo. Oggi ho imparato a non desiderare nulla, quello che verrà, sarà bello».
Perché ha abbandonato l’idea di una carriera da cantante?
«È una carriera che chiede una dedizione totale e una cifra stilistica che non ho. Una cosa è cantare in tv o nei film, un’altra è fare cd. Da ragazza volevo fare la cantante, ma quando ho scoperto la recitazione, il canto è diventato un accessorio che arricchisce la recitazione».
Cantante preferita?
«Amo più le grandi interpreti delle grandi voci. Mi conquista l’emozione che c’è dentro una canzone. A Mina preferisco Ornella Vanoni. Da ragazza ho amato Norah Jones».
Impegni futuri?
«Ho in programma altre due serie e devono uscire due film, “Diabolik” dei fratelli Manetti e “La tristezza ha il sonno leggero”, un’opera prima con Stefania Sandrelli».
È scaramantica?
«Mia Martini mi ha insegnato a non esserlo. Sono un po’ scaramantica e un po’ riservata».
I segreti del suo successo?
«Ho preso tante porte in faccia ma sono andata avanti a testa bassa. Sono fiera di essere arrivata senza scorciatoie. È la mia rivincita contro i pregiudizi: mi consideravano inadatta al cinema perché avevo fatto “Un posto al sole”. Mi spingevano a scegliere se recitare o cantare. Ma io volevo fare tutto come le americane, alla fine ci sono riuscita e oggi parlo con i registi, i produttori, i direttori di rete senza avere santi in paradiso: se me l’avessero detto qualche anno fa non ci avrei creduto».
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Il Mattino