Serena Rossi è Mina Settembre: «Napoli città aperta, porto in tv la solidarietà»

Serena Rossi è Mina Settembre: «Napoli città aperta, porto in tv la solidarietà»
Mina Settembre attraversa Napoli a piedi. Dal Vomero raggiunge il consultorio alla Sanità. Cammina svelta nei diversi quartieri sempre con indosso il cappottino rosso,...

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Mina Settembre attraversa Napoli a piedi. Dal Vomero raggiunge il consultorio alla Sanità. Cammina svelta nei diversi quartieri sempre con indosso il cappottino rosso, ormai una divisa. È infaticabile, non si tira mai indietro se qualcuno le chiede aiuto. Nei nuovi sei episodi della seconda stagione, in arrivo su Raiuno dal 2 ottobre, l'assistente sociale empatica, tenace, fiera e sempre sorridente interpretata da Serena Rossi, è più matura e consapevole di quello che fa, ma la sua empatia non va scemando, anzi viene potenziata da nuovi incontri e nuovi personaggi come la zia Rosa, interpretata da Marisa Laurito. Nelle nuove puntate liberamente tratte dai racconti di Maurizio de Giovanni, dirette da Tiziana Aristarco e prodotte da Rai Fiction, Italian International Film di Fulvio e Paola Lucisano, la protagonista potrebbe finalmente scegliere tra i suoi due amori, Domenico (Giuseppe Zeno) e Claudio (Giorgio Pasotti). Ad aiutarla a sciogliere questo nodo entrerà in scena una psicanalista (Antonia Liskova). 

Serena, la prima stagione di «Mina Settembre» ha raggiunto con una media di 6.546.000 spettatori con il 26,4% di share. Sente l'ansia da prestazione?
«Un po'. Durante le riprese facevo discorsi motivazionali alla troupe. Dicevo: Non ci rilassiamo, abbiamo un compito difficile. Abbiamo conquistato l'affetto di tante persone, non dobbiamo deluderli. Ma quando si mette il cuore in quello che si fa, si vince comunque e noi ce l'abbiamo messo».

Mina è una donna in ascolto del mondo.
«Io voglio molto bene a Mina. Rappresenta quella Napoli che a me piace. È abituata all'accoglienza. Il diverso per lei non esiste e, in un momento storico in cui il diverso spaventa, è un bellissimo messaggio di solidarietà. Il pubblico ne aveva bisogno, è bello vedere questa donna che accoglie mettendo da parte la sua vita. In questa stagione parlerà anche ai giovani e questo è importante: dopo il lockdown, loro vivono un momento di smarrimento».

Cosa ha rappresentato per lei questa serie?
«La consacrazione su Raiuno. Entrare nelle case della gente con un personaggio positivo, di speranza. Poi ho ricevuto l'amore della mia città. Quando giro con il cappottino rosso a Napoli, sento amore da ogni angolo. Una volta, mentre eravamo sul set per girare, una donna è addirittura entrata nella scena perché voleva farmi i complimenti».

Che quartieri vedremo sullo schermo?
«A Napoli, oltre al Vomero e rione Sanità, saremo alla Riviera di Chiaia, San Gregorio Armeno e Scampia. Io sono nata a Miano, lì vicino, e sono contenta che venga fuori che Scampia è meglio di quello che la gente pensa. Non bisogna fare di tutta l'erba un fascio. A Scampia ci vivono tante brave persone e si fanno tante attività. Main un paio di episodi andremo anche a Procida».

Il suo cappottino rosso ricorda il cappuccetto rosso della celebre fiaba. Mina ha mai paura di fare brutti incontri?
«No. Una delle caratteristiche di Mina è l'assenza di paura».

Le somiglia in questo? Anche lei appare coraggiosa.
«Il mio coraggio è piuttosto l'indole partenopea fatalista che mi fa pensare che non si può prevedere tutto, meglio farsi portare dal flusso delle cose. Ma oggi sono anche consapevole delle mie possibilità e questo mi fa essere più sicura».

Le piacerebbe condurre Sanremo?
«Il Festival è il mio sogno da bambina. Volevo essere la valletta mora di Pippo Baudo, ma sono arrivata tardi. In futuro sarebbe bello condurlo, ma non ho nessuna smania, né fretta. Come cantante invece non ci andrei: per gareggiare a Sanremo bisogna avere un progetto discografico solido».

Ci sarà una seconda edizione di «La canzone segreta»?
«No, e non mi dispiace. Sono uno spirito libero, adoro saltare da un progetto all'altro».

Quale sorpresa riserva al suo pubblico?
«Sarò protagonista di una commedia per Sky, Beata te, diretta Paola Randi, in cui interpreto una regista teatrale che, alla soglia di 40 anni, riceve la visita dell'Arcangelo Gabriele che le annuncia la nascita di un figlio mettendola in crisi. Con tono leggero si parla di maternità e libertà delle donne di decidere se avere figli o no».

Lei è felice di essere mamma?


«Tempo fa dicevo che quando nascono i figli, la vita finisce. Oggi non potrei immaginarmi senza. Vorrei un altro figlio. È la cosa più grande che io posso fare».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino