l titolo dice tutto: «Piano» è il nuovo album (produzione Jando Music per Parco della Musica Records) di Sergio Cammariere, che, messe vie le parole, ricorda...
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Sedici brani, che passano dal minimalismo iterativo e neoromantico ad echi di blues, dalla canzone senza parole all’imprinting jarrettiano: «Keith è stato ed è il mio faro, con il suo primo disco mi mostrò la strada, con il “Koln concert” mi diede il calcio in culo definitivo».
Sulle punte delle dita un po’ di jazz, ma anche echi di Horowitz, il Debussy di Arturo Benedetti Michelangeli, Rubinstein: «Ho consumato un suo disco dove metteva mano alle sonate di Beethoven», sorride Sergio, pronto a farti ascoltare al telefono la sua versione del «Chiaro di luna». Ma anche Gerswhin o Sakamoto sono fonti di ispirazione, punti di partenza per esplorazioni postjarrettiane. «Tema di Malerba» ha un’origine letteraria, «Sila» guarda alla sua terra, «Ugo» è dedicata a Tognazzi. «Natale in campagna» o «Dodici minuti di pioggia» sono immaginati come quadretti espressionisti.
Nessun tour di «Piano» solo, «al massimo qualche pezzo potrà finire in un concerto, essere usato per qualche colonna sonora», conclude Cammariere. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino