Cammariere: «Solo piano
Per una volta senza parole»

Sergio Cammareire
Sergio Cammareire
di Federico Vacalebre
Lunedì 30 Ottobre 2017, 17:35
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l titolo dice tutto: «Piano» è il nuovo album (produzione Jando Music per Parco della Musica Records) di Sergio Cammariere, che, messe vie le parole, ricorda che il suo mestiere di cantautore nasce sui tasti bianco e neri, che lui, prima di tutto, è un grande melodista sospeso tra suoni classici e jazz: «Il pianoforte è sempre stato il mio strumento, il mio amico fidato, il mio psicanalista», racconta il cinquantaseienne artista di Crotone, «per anni ho suonato solo autori classici, a 14 anni già facevo musica per il teatro, poi... mi ritrovai a fare il pianobar e a scrivere canzoni con Roberto Kunstler e a 40 e passa anni un Sanremo cambiò la vita. Ma ancora adesso, nei miei concerti, mi concedo dei momenti di solo piano e, ogni tanto, qualcuno mi chiede perché non li metto su disco. Ora l’ho fatto».
Sedici brani, che passano dal minimalismo iterativo e neoromantico ad echi di blues, dalla canzone senza parole all’imprinting jarrettiano: «Keith è stato ed è il mio faro, con il suo primo disco mi mostrò la strada, con il “Koln concert” mi diede il calcio in culo definitivo».
Sulle punte delle dita un po’ di jazz, ma anche echi di Horowitz, il Debussy di Arturo Benedetti Michelangeli, Rubinstein: «Ho consumato un suo disco dove metteva mano alle sonate di Beethoven», sorride Sergio, pronto a farti ascoltare al telefono la sua versione del «Chiaro di luna». Ma anche Gerswhin o Sakamoto sono fonti di ispirazione, punti di partenza per esplorazioni postjarrettiane. «Tema di Malerba» ha un’origine letteraria, «Sila» guarda alla sua terra, «Ugo» è dedicata a Tognazzi. «Natale in campagna» o «Dodici minuti di pioggia» sono immaginati come quadretti espressionisti.
Nessun tour di «Piano» solo, «al massimo qualche pezzo potrà finire in un concerto, essere usato per qualche colonna sonora», conclude Cammariere.

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