Quando, nel 2012, i dj australiani che si nascondono dietro il nome Yolanda Be Cool remixarono il Carosone di «Tu vuo’ fa l’americano» traendone il megahit...
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Ora sono arrivati i South Designers, ovvero Antonio Fresa, premiato pianista, compositore delle colonne sonore più interessanti del nuovo cinema napoletano, a lungo al fianco di Joe Barbieri e Nino Buonocore, e Fabrizio Fiore, dj e producer passato da Radio Kiss Kiss al successo lounge con i Flabby. Una coppia imprevista, forse imprevedibile, ieri imbarcata su una lancia per la conferenza stampa dell’album d’esordio, «Napoli files».
A bordo con loro anche Anna Leonardi, erede delle gloriose edizioni Leonardi, che ha permesso ai due di lavorare senza problemi burocratici su tesori melodici ora destinati a far muovere il fondoschiena e annessi e connessi. Pochi minuti di navigazione ed il gruppo di musici, addetti ai lavori e giornalisti è depositato sugli scogli alle spalle del Castel dell’Ovo, un mare limpidissimo a fare da testimone ad una delle conferenza stampa più inusuali, ed insieme inevitabili, forse, viste negli ultimi tempi. L’operazione dei due Designers sudisti è semplice: hanno messo le mani sui dischi di papà, forse anche del nonno, e li hanno manipolati a modo loro: Fresa aggiungendo un pianismo ammalato di jazz, di tango, di blues, ma sempre pronto a fare un passo indietro rispetto alle leggi del dancefloor; Fiore premendo il pedale del ritmo, a tratti ai confini dell’house più pestona, altri volte invece disposta al colloquio con l’etnosound più partychic.
L’effetto è straniante, anche perché dalla barchetta scendono anche Pietra Montecorvino, interprete dell’unico inedito, il conclusivo «Tutt’e juorne», aperto da un talking di Cristina «Scianèl» Donadio, e Massimiliano Gallo che, con il fratello Gianfranco, azzarda un trietto postumo con il padre Nunzio sulle note di «’A luna rossa».
Già perché da provetti «giramanopula» i due hanno giocato con voci e registrazioni importanti: innanzitutto la suprema coppia Sergio Bruni («’O sole mio», «Indifferentemente») e Roberto Murolo («Santa Lucia luntana», «Malafemmena»), poi Nilla Pizzi («Anema e core»), Peter Van Wood (divertentissima l’operazione sulla «Scalinatella» del Trio Carosone, singolo - e video - di lancio), Jula De Palma («Nu quarto ‘e luna»), Tito Schipa («Canzone appassiunata»). Tesori nascosti, capodopera poco frequentati, quasi quanto è nascosta la banchina dietro il castello nel mare, rifugio di tanti scugnizzi di ieri e di oggi, ma... sorpresa nella sorpresa per gran parte dei giornalisti e degli artisti imbarcati sulla Carmen, al timone Nase ‘e Cane, o almeno così diceva la sua t-shirt.
Lì dove il mare luccica la Montecorvino si spoglia e scatena in un playback, Massimiliano Gallo rende omaggio all’ugola da riscoprire del padre, Fresa e Fiore dedicano l’impresa ai dj che hanno segnato il loro percorso: Enzo Lucci, passato dalla movida ischitana all’Otto Jazz Club, per il primo; Frank Diana, l’uomo che mise sotto contratto 99 Posse e Articolo 31, per il secondo.
«Tutto è nato per caso, dalla provocazione di una colonna sonora per una sfilata», racconta il pianista, «sino a diventare un gioco serissimo, una sfida orgogliosa alla ricerca di radici che non siano gabbie, ma passaporti per il mondo». E il producer: «Dietro la console e con i Flabby ho girato i club di mezzo mondo, chiedendomi sempre perché non potessimo rilanciare questo patrimonio prezioso». Completati da riletture della «Tammurriata nera» della Nccp e da una «Carmela» con Raiz, i «Napoli files» promettono per l’estate un dancefloor veracissimo, internazionalissimo, dove degli originali rimangono profumi, lacerti, quintessenze.
A fine «conference press», poi... partono i bastimenti e so’ napulitane. Si torna sulla terra ferma, dopo aver (ri)visto e (ri)ascoltato pezzi della nostra storia, antica e recente. Il design (sonico) come l’arte del riciclo culturale, come una diversa conoscenza delle nostre ricchezze. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino