«Nessuno come lui». E a dirlo non è uno qualunque, ma Tullio De Piscopo, che con Pino Daniele è stato per molti anni «amico fraterno» e...
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Qual era il legame che aveva con il jazz e la black music Pino Daniele?
«Era quasi qualcosa di sensitivo. Lo si può percepire dai primi dischi, quando si suonava con molta spontaneità. Ma anche più avanti quando Pino ha scelto di fare un vero e grande salto verso il jazz e non solo il blues, il funky. Che magia, era qualcosa che abbiamo ereditato tutti dai vicoli di Napoli. È stato lì che, grazie ai marinai della Marina della Nato che arrivano a frotte a Napoli, si è respirato per la prima volta il sound magico della black music. E poi via via sino a quando abbiamo cominciato a suonare per loro, in club come il Marocco o il Cactus».
Il suo più bel ricordo con Pino?
«Nel 2012, quando stavo poco bene e non dissi nulla, nonostante avessimo già delle date prenotate. Lui scoprì tutto e venne a trovarmi tutti i giorni a Rozzano in ospedale. Per me è stato come un fratello».
Che cosa manca di lui oggi e chi vede al suo posto?
«Nessuno, perché in quello che lui ha detto e cantato è già stato detto tutto: sole, mare, i vicoli della grande Napoli. Cos'altro rimane da raccontare? Anche per questo da Napoli ora si suona solo hip hop: per carità apprezzo molto questi giovani, ma non vedo davvero nessuno di loro capace di prendere oggi il suo posto». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino