Nella quiete di una splendida villa di Ischia si sono ritirati a vivere Pietro (Ivano Marescotti) e Alba (Stefania Sandrelli). Per festeggiare i loro cinquanta anni di matrimonio...
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«Non voglio che questo sia visto come un film generazionale», premette Muccino, «qui si mettono in scena diversi punti di vista, ma è logico che la visione della vita e dell'amore di un cinquantenne sia diversa da quella di un ventenne. Quello che mi interessava era raccontare l'animo umano di fronte alle difficoltà. Non lo considero come un film sulla famiglia», spiega il regista, «piuttosto è uno sguardo sulla società degli uomini, dove la famiglia diventa un villaggio tribale, perché le dinamiche sono le stesse che governano l'animo umano in qualsiasi epoca, e rappresentano il big bang della relazioni umane, quello da cui tutto parte e a cui tutto torna». Gabriele Muccino e l'intero cast saranno ospiti della prima serata di Sanremo, con Pierfrancesco Favino nel doppio ruolo di protagonista del film e «padrone di casa» al fianco del direttore artistico Claudio Baglioni e di Michelle Hunziker.
A Roma ieri Favino ha tenuto a sottolineare come «A casa tutti bene» sia «un mosaico di tanti piccoli specchietti, dove tutti gli spettatori potranno riflettersi, in un modo o nell'altro. Questo non è un film con dei supereroi, ma offre squarci di vita quotidiana, anche perché non credo che esista al mondo una famiglia che non sia, in un modo o nell'altro, disfunzionale», conclude l'attore. A proposito di disfunzionalità, Favino è protagonista di una delle scene più dure del film, quando il suo scontro di coppia con Carolina Crescentini esplode violentemente, arrivando quasi al delitto. Sul tema Muccino spiega che «il personaggio di Favino vive un momento di black-out. Si trova nella situazione che psicoanaliticamente si definisce di fly or fight, cioè o scappi o combatti. È una scena che rappresenta quel momento che potrebbe degenerare e che esiste in ogni coppia; però non c'è in me un giudizio, né tantomeno un riferimento ai femminicidi. Sul tema mi ha ispirato molto di più Le notti di Cabiria, che non la cronaca».
Nessun rimpianto ha poi manifestato l'autore rispetto ai mega budget di cui poteva usufruire nei suoi film hollywoodiani rispetto a questo ritorno in Italia, specificando che «la mia vita di pendolare tra gli Stati Uniti e l'Italia è finita, sono tornato qui perché si vive bene e mi ero stancato dell'America. Magari mi capiterà di realizzare anche altri film negli Stati Uniti, ma non intendo tornarci più a vivere. Del resto la grammatica cinematografica è sempre la stessa. Se hai un budget di 55 milioni e l'accesso ai divi di Hollywood, in teoria, ti puoi permettere più libertà espressiva, ma in questo caso non ho sentito alcuna differenza. La troupe e il mio cast, infatti, hanno dato tutti il massimo ogni giorno», conclude il regista, «e io ho potuto girare tutto quello che volevo, come volevo. Questo mi ha dato una gioia infinita di cui sono grato a tutti: è stata la mia esperienza più importante».
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Il Mattino