Città del Vaticano Ciak si gira. Il Vaticano entra nel business cinematografico producendo un film sulle guardie svizzere. L’esercito più piccolo del mondo, famoso per i...
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Le riprese sono così iniziate. “Ho trovato una grande apertura dentro la Guardia Svizzera”. Naturalmente Papa Francesco è la figura che compare sempre sullo sfondo. “Una figura importantissima che in qualche modo determinerà anche la soluzione di alcuni dubbi di uno dei nostri testimoni, René, una Guardia Svizzera che si interroga: lui si sta per laureare in teologia”. Il soldato Renè ha dei dubbi sul suo ruolo indossando un abito di più di 500 anni fa.
Il film racconta la vita quotidiana di alcuni ragazzi, in particolare di Leo, René, Michele, Marco.
“E’ un dietro le quinte, c’è quindi la quotidianità. Ho puntato molto su un aspetto che è fortemente legato a questo papato: l’umanità”. Il regista ha cercato di raccontare le persone. “Ci sono le passeggiate, le chiacchierate, le confidenze, i dubbi. Non è un film celebrativo quello che ho fatto e credo che forse per questo Alberto Barbera l’abbia preso al Festival di Venezia. E’ uno sguardo ad altezza d’uomo, è la vita di camerata, la mensa, le passeggiate per Roma. E’ anche però l’entusiasmo di poter correre dentro i giardini vaticani piuttosto che chiacchierare sull’emozione di fare la guardia al Papa durante la notte a cinque metri dalla sua stanza. E’ stata per me un’esperienza straordinaria da questo punto di vista, perché mi si è aperto un mondo”. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino