Gli organizzatori del Festival gli hanno poi tolto l'accredito, senza però nominarlo esplicitamente. «Ieri sera in Sala Darsena è avvenuto un fatto deplorevole per il quale La Biennale di Venezia ha provveduto all'immediato ritiro dell'accredito stampa del responsabile», ha scritto su Twitter la Biennale.
«Credo che di fronte a queste proteste violente - ha replicato oggi Jennifer Kent - bisogna reagire con compassione e amore unica formula, secondo me, verso l'ignoranza. E oggi amore e compassione sembrano difetti». Il fatto di essere l'unica donna in concorso le spiace: «Vorrei avere altre mie colleghe con me ora. Finché non ci sarà
una parità di genere e un vero equilibrio le cose non andranno bene. Ma va detto - ha aggiunto - che ci sono anche altre discriminazioni nel cinema: ad esempio verso i cineasti aborigeni, i neri e chi non ha un ben definito genere sessuale. Insomma la strada da percorrere è lunga».
Nightingale ci porta in Tasmania nel 1825. Qui la giovane galeotta irlandese Clare (Aisling Franciosi), sposata e con
tanto di figlio neonato, scontata la pena è in attesa dell'agognato permesso che le spetta e non arriva mai. Il motivo di questo ritardo è semplice, il più perfido degli ufficiali inglesi (interpretato dall'astro nascente Sam Claflin) la violenta appena può e, come se non bastasse, la fa violentare anche dai suoi uomini.
Da qui, dopo tutta una serie di umiliazioni e tragedie che spingono la donna in un lungo pericoloso viaggio verso la vendetta per avere giustizia su chi le ha brutalmente assassinato marito e figlia. Durante il viaggio trova l'aiuto di un aborigeno, Billy (Baykali Ganambarr, a sua volta segnato da un trauma legato a una violenza).
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Il Mattino