La Mostra del Cinema ai piedi di Meryl e Penelope, le divine tra glamour e impegno

La Mostra del Cinema ai piedi di Meryl e Penelope, le divine tra glamour e impegno
VENEZIA - Sul tappeto rosso s'incrociano due stelle di prima grandezza, due signore del cinema dalla carriera splendente. Meryl Streep, l'inarrivabile, la divina Meryl...

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VENEZIA - Sul tappeto rosso s'incrociano due stelle di prima grandezza, due signore del cinema dalla carriera splendente. Meryl Streep, l'inarrivabile, la divina Meryl Streep, è la protagonista - con Gary Oldman e Antonio Banderas - del film caustico e divertente che Steven Soderbergh ha dedicato allo scandalo finanziario dei Panama Papers, «The Laundromat». Penelope Cruz è al centro di una storia sulle azioni di spionaggio del governo castrista infiltrato a Miami in «Wasp Network» di Olivier Assayas.

 
Nei panni di una vedova, vittima di una frode assicurativa, che inizia a indagare inseguendo a Panama City due soci in affari che strumentalizzano il sistema finanziario mondiale con un sistema di «scatole cinesi», di «gusci vuoti», Streep è come sempre perfetta. «Ammiro il lavoro di Soderbergh da tempo e sapevo che solo lui, o Bertoldt Brecht, avrebbero potuto costruire una narrazione così brillante per intrattenere la gente partendo da un argomento cupo e complesso». Che cosa spinge una donna mite e appartata a trasformarsi in un segugio implacabile? «Forse il lutto, il dolore per la morte del marito è la sua molla. A volte sai di essere nel giusto ma non hai la possibilità di dimostrarlo, però non vuoi fermarti e fai cose che non avresti nemmeno immaginato. M'interessa la sorte delle persone prese in giro dal sistema. Il mio personaggio non è diverso da mia madre che va in chiesa e crede nell'esistenza della giustizia e nella possibilità di applicarla».

Tre Oscar, 21 candidature, innumerevoli premi, Meryl è l'attrice che tutti i registi vorrebbero: come sceglie i suoi personaggi? «Leggo i copioni e mi chiedo: questo ruolo aiuta il mondo o gli riversa addosso qualcosa di velenoso, di tossico? So per esperienza che i copioni troppo impegnati e pedagogici non funzionano, mi piacciono le sfide perché mi aprono la mente. A una certa età tendiamo ad accontentarci delle nostre convinzioni, e non va bene». Quanto ai Panama Papers, «c'è un sistema di collusione mondiale dietro questa vicenda che va cambiato» commenta: «La trasparenza è l'unica arma a disposizione per combattere la corruzione. Stiamo vivendo momenti difficili, ma parlarne è già un inizio. Di tanto in tanto anche l'intrattenimento può dare un contributo alla riflessione».

Se il filo rosso di questa edizione della Mostra è la storia, Olivier Assayas ha scelto di concentrare la sua ricerca sugli anni Ottanta delle lotte tra gruppi anticastristi in Florida- che, con il sostegno dell'Fbi, tentavano con ogni mezzo di rovesciare il regime cubano - e una rete castrista di spie infiltrate. Una storia vera, quella di «Wasp Network», conclusa con l'arresto e la condanna di cinque uomini, processati dagli americani con l'accusa di spionaggio e omicidio.

Penelope Cruz interpreta la moglie di uno di loro e per calarsi nei suoi panni ha dovuto studiare l'accento cubano, «il più difficile che esista». «A Cuba», racconta, «ho incontrato gente meravigliosa con un cuore, un'umanità e valori straordinari. Non mi identifico con il mio personaggio, perché non mi piacciono gli estremismi, ma volevo capirlo. Ho fatto tante domande in giro, ma era molto difficile avere risposte concrete».


Il film affronta grandi temi dei nostri tempi: «Non scelgo un progetto per convinzioni politiche, m'interessava molto la storia. Posso non essere d'accordo al cento per cento con il ruolo che interpreto, ma devo trovarci sempre qualcosa di affascinante». Di che cosa ha paura, Penelope? «Mi spaventano il mondo sempre più diviso e l'individualismo sfrenato. E sono in guerra con la tecnologia. I processi sono troppo veloci per la mia salute mentale, avrei voluto restare negli anni Novanta ancora un po'. I ragazzi di oggi sono iperconnessi e perdono il contatto con gli aspetti più veri della vita. Ecco il guaio. Il nostro cervello prima o poi esploderà. Spero che nasca al più presto un movimento per un ritmo diverso, più lento. E per un ambiente più sano». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino