Voice anatomy, la favola di Roberta Siciliano: «Torno in Rai dopo il Covid e ballerò anche Pino Daniele»

Voice anatomy, la favola di Roberta Siciliano: «Torno in Rai dopo il Covid e ballerò anche Pino Daniele»
È un talk show sull'universo della voce e sul suo uso in tutte le sue declinazioni: dal canto al doppiaggio, dalla recitazione alla divulgazione. Va in onda il...

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È un talk show sull'universo della voce e sul suo uso in tutte le sue declinazioni: dal canto al doppiaggio, dalla recitazione alla divulgazione. Va in onda il lunedì in tarda serata su Raidue, «Voice anatomy», programma condotto da Pino Insegno e figlio di un format radiofonico presentato dallo stesso ex componente della Premiata Ditta. Ascolti discreti per l'orario delle 24 (punte di quasi 400.000 telespettatori con il 5,60% di share), tanti ospiti (da Andrea Bocelli a Luca Ward, da Arisa a Vittorio Sgarbi), e una ballerina rivelazione per la tv come Roberta Siciliano, protagonista di interventi danzati sulle canzoni a cappella dei Cluster.

La Siciliano, bella, napoletana, ballerina del San Carlo, è stata confermata per altre cinque puntate della trasmissione, (anticipate alle 23) da dopodomani gennaio al 22 febbraio. Nella prossima puntata si parlerà di sesso, ospite Claudia Gerini, mentre la Siciliano ballerà sulle note di «Feeling good». L'8 febbraio si attende Roberto Saviano per parlare di paura, la coreografia prevista sarà sulle note di «Napule è» di Pino Daniele.

Come nasce questa chance televisiva, Roberta?
«Cercavano una ballerina, mi hanno segnalata e il coreografo dopo aver visto foto e video e mi ha convocato. Avevo già fatto tv partecipando ad un reality per Mtv, Ballerine dietro il sipario, ma questa occasione Rai era imperdibile. Mi è dispiaciuto solo di aver dovuto saltare alcune puntate per via del Covid, da cui sono stata contagiata. Ho fatto la puntata d'esordio il 17 novembre e poi sono tornata in tv a gennaio. Ci ho messo un mesetto a guarire, è stata dura, non ero asintomatica. Ma per fortuna non mi hanno sostituita e questa è stata una soddisfazione».

Nella puntata dell'8 febbraio la sua performance sarà sulle note del classicissimo del Nero a Metà. Sensazioni speciali?
«Speciali e potenti, perché è un brano che mi tocca, che mi emoziona. Ha un significato profondo, nel testo c'è come un rapporto di amore e odio per questa città meravigliosa e le sue contraddizioni. Mi farò trasportare da queste sensazioni».

Ci parla della sua passione per la danza?
«Tutto è cominciato quando avevo 3 anni, con un episodio emblematico. Era la festa di 18 anni di mia sorella, c'era la musica ma nessuno ballava. Mi raccontano che fui io a rompere il ghiaccio mettendo in mostra la mia predisposizione. Ho anche provato altre discipline, ho fatto nuoto, danza hip hop, ma la danza classica è sempre stata come una calamita. Ho cominciato in una scuola privata, fino a che mia madre e mia sorella non mi hanno iscritta ad un concorso per entrare al San Carlo. Avevo 10 anni. Su 200 fummo scelte in 20».

La danza impone ritmi severi. Lei è all'università, Lettere e Filosofia. Come ha conciliato questo con lo studio?


«Ho dato molto spazio alla danza, ma non ho mollato la scuola di un millimetro. Quando andavo al liceo la mia giornata tipo era la mattina scuola, panino in macchina, arrivavo al San Carlo e finivo alle 8 di sera. Cominciavo a fare i compiti mentre cenavo e poi studiavo fino alle 3 di notte». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino