Zucchero: «Non posso cantare Napoli, le lingue vanno rispettate»

Zucchero: «Non posso cantare Napoli, le lingue vanno rispettate»
Un giorno, facendo l'elenco dei dischi nati in pandemia, forse dettati dalla pandemia, verrà fuori anche un titolo come «Discover», ovvero la prima volta...

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Un giorno, facendo l'elenco dei dischi nati in pandemia, forse dettati dalla pandemia, verrà fuori anche un titolo come «Discover», ovvero la prima volta che Adelmo Fornaciari non canta se stesso. «Ho scelto 13 brani partendo da una prima selezione di 500 pezzi», spiega Zucchero parlando dell'album in uscita dopodomani.

Che roba c'era in quei 500 pezzi?
«Più americana - soul, blues, rock - che italiana. Volevo canzoni che potessi vivere come mie, cantare come se le avessi scritte io».

Partiamo dalle italiane: «Luce» l'hai scritta tu.
«Con Elisa, e ora la canto con lei. Ma resta una cosa sua. Fiore di maggio di Concato è una bellissima melodia, Con te partirò mi serve anche per ricordare quanto ho insistito con Bocelli perché incidesse quel pezzo, lui non ne era convinto. Ho visto Nina volare mi permette un duetto virtuale con De André: è stato il più grande, un talento immenso. Quella canzone me l'aveva suggerita Dori Ghezzi per un tributo dal vivo e mi è rimasta appiccicata: al cuore, all'anima, nella gola».

Veniamo al resto del disco. Anzi ai pezzi lasciati fuori.
«Volevo fare Honky tonk women con i Maneskin, ma erano impegnati, poi con i Rolling Stones hanno regolato i conti da soli, ma potrei scrivere per loro. Mi sono piaciuti subito, mi ero complimentato con i ragazzi già all'indomani del Festival e poi dell'Eurovision, hanno ridato al rock un'aura giovane e trasgressiva, da ragazzi, togliendole quell'anziana patina di politically correct che ci si era depositata sopra».

Tu avevi già fatto da supporter per Jagger & Co.
«Nel 1995, in Austria e Francia. E l'estate scorsa ero in Toscana a festeggiare il compleanno di Mick, cantando per lui Con le mie lacrime, versione italiana di As tears go by».

Torniamo a «Discover».
«Sì, altrimenti ci perdiamo il meglio. È un disco d'ascolto, con The scientist dei Coldplay, Wicked game di Chris Isaak, Human che interpreto pensando più a Leon Russel che a Rag'n'Bone Man, Follow you follow me dei Genesis scelta come singolo, un brano tornato a nuova vita grazie alle cover come Old town road, traditional come Motherless child, Natural blues che era di Vera Hall prima che di Moby e divido con Mahmood, altro giovane talento speciale».

C'è persino «Silent night», pensando al Natale ormai imminente. Ma tra quelle 500 canzoni di partenza c'erano classici napoletani?
«No, ma solo perché non li posso cantare, non conosco il dialetto e non voglio rovinare capolavori. Però posso dire quale sceglierei se rinascessi sotto il Vesuvio».

Vai.
«Dicitencello vuje e Tu ca nun chiagne. Trudie Styler voleva le cantassi per il documentario che sta girando a Napoli. È una mia amica, è la moglie di Sting, ma ho dovuto dirle di no. Non si canta in una lingua che non si conosce».

«Canto la vita» è la «Let your love be known» di Bono, incisa con lui.
«Dovevo tradurla, farla mia, l'aveva dedicata all'Italia del lockdown. L'ho sentita dentro, come Amore adesso di Michael Stipe».

Intanto ti sei messo a fare il doppiatore.
«È stato divertente prestare la voce per l'Italia a Sing 2: nella versione originale del film animato è il cantante degli U2 a doppiare Clay Calloway, leone rockstar. Ci vediamo, anzi sentiamo, nelle sale dal 23 dicembre».

Per poi rivederci, e risentirci, a Sanremo? Nel quarantennale del tuo primo Festival?
«Mi sa di no, ci sono stato anche troppo all'Ariston».

E i concerti?


«Aspetto che questo incubo del Covid sia davvero passato, non voglio rischiare né per me né per chi lavora con me né per chi viene a vedermi. Ma devo dire che il settore è in crisi e la politica proprio non pensa a noi. Della cultura popolare non gliene frega un c... ed è evidente. Quasi quasi regalo al ministero della Cultura la tibia di un legionario romano, scoperta a Paestum, così godono come ricci e si possono fare belli a reti unificate». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino