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Il caso
Voleva chiuderla al 90’. Ma il modo con cui Francesco Acerbi ha reagito, quel suo pentimento che poi è apparso agli occhi del brasiliano fasullo, il racconto fatto al ct Spalletti, lo hanno fatto partire a razzo. No, non si fermerà, Jesus. Si è mosso con i piedi di piombo anche per rispetto al club di appartenenza di Acerbi, l'Inter. Di cui è stato anche capitano e che per primo lo ha voluto in Italia. Cambiandogli la vita e a cui è ancora legato. Non voleva essere reticente, non era una questione di omertà: ma solo una forma di rispetto per l'Inter e per i suoi tifosi.
Il muro contro muro
Acerbi giurerà di non aver detto nulla di razzista, di essere stato frainteso, che lui non può aver detto «negro» perché non è un razzista. Dirà a chi lo interrogherà che nel caos di quei momenti, non è stato capito e che Jesus non ha compreso la frase che ha pronunciato. L'Inter gli crede, è con lui: Acerbi sente la società vicina. Ma Inter e Napoli hanno deciso di starsene da parte in questa faccenda. Nel senso che non hanno loro legali o loro dirigenti che affiancano i calciatori. I due sono assistiti dai rispettivi procuratori: uno è Federico Pastorello, l'altro è Roberto Calenda. E Jesus cosa dirà? Non farà marcia indietro. Ha anche atteso che potesse arrivare una telefonata di Acerbi in questi giorni, cosa che non è avvenuta. Neppure un messaggio, anche perché adesso non è una situazione semplice: il difensore dell'Inter si gioca un pezzo importante della sua carriera. Perché c'è in ballo la squalifica di 10 giornate ma in caso di stop è complicato poter pensare che Spalletti lo possa convocare per gli Europe. C'erano Mauro Meluso, il direttore sportivo, e i pochi superstiti della diaspora delle nazionali a Castel Volturno. Calzona ha deciso di lasciare in santa pace Jesus: sa che in questo momento è in una tempesta emotiva e da qui la scelta di non telefonargli. Parlerà con lui al ritorno mercoledì pomeriggio.
La giornata
Oggi, dunque, Chiné concluderà le sue audizioni. Forse ascolterà anche l'arbitro Federico La Penna, oltre agli arbitri al Var. E non solo, non è escluso che possa essere chiamato anche Dimarco. Comunque, registrate le audizioni, gli atti verranno inviati al giudice sportivo Mastrandrea. Un caso di razzismo proprio in occasione della Giornata Internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale. Ovvio che la Figc scenda nuovamente in campo con la campagna #UnitiDagliStessiColori con lo slogan: «La nostra pelle ha diverse gradazioni, ma gli stessi colori in comune». Non devono sfuggire le parole di Marcus Thuram, il figlio di uno dei simboli calcistici della lotta al razzismo, compagno di squadra di Acerbi. «Il giocatore in casi come questi deve restare al club per dire ciò che è successo. Sono d'accordo con Maignan, dobbiamo uscire dal campo. Dobbiamo battere i pugni sul tavolo per far capire che questo è inaccettabile». Leggi l'articolo completo suIl Mattino