Da Diletta ad Andrea Delogu: «Sono la donna della serie B»

Da Diletta ad Andrea Delogu: «Sono la donna della serie B»
Di lei Renzo Arbore dice: «È un talento. Brava, intelligente, elegante. Ha la virtù di governare un programma». Ecco perché, dopo «Indietro...

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Di lei Renzo Arbore dice: «È un talento. Brava, intelligente, elegante. Ha la virtù di governare un programma». Ecco perché, dopo «Indietro tutta 30 anni dopo», il maestro della tv l'ha scelta per condurre, a novembre su Rai due, dagli studi Rai di Napoli, «Guarda, stupisci», due puntate sulla canzone umoristica. «Sarà la conduttrice», insiste maestro Renzo. E lei: «Ma no! Si sa che il conduttore vero è lui. Io aiuterò a tenere alto il ritmo».


Nata a Cesena «ma di passaggio, in realtà sono riminese», padre sardo, i primi dieci anni trascorsi nella comunità di San Patrignano dove i genitori si conobbero, Andrea Delogu oggi dà senso a tanta gavetta che ha fatto. Piglio di gazzella, 36 anni, disinvolta, vincente, solare, elegantemente sexy, cintura nera secondo Dan di karate, ieri, nello studio Tv1 del centro Rai di Fuorigrotta Andrea ha presentato «B come sabato», da oggi alle 13.30 su Raidue e Radiodue, il nuovo programma che condurrà con Gabriele Corsi («Reazione a catena»), Marco Mazzocchi, Gigi e Ross, una sorta di «Quelli che», allegro, scanzonato, lieve e rilassante, dedicato soprattutto alla serie B e agli sport minori. Il suo promo assicura: «Vogliamo riscoprire il lato umano del calcio e la provincia italiana», vitale, sanguigna e dimenticata; l'Italia dei valori veri.

Andrea, questo nome? E perché il karate?
«Papà voleva un maschio. E così si spiega il nome. Il karate è un buon compromesso per tornare a casa a mezzanotte. Se sai difenderti, vai pure, mi diceva».

Lei ha studiato cinema e pubblicità.
«Ma anche teatro. Lo consiglio a tutti. L'ho fatto perché non avevo i soldi per andare in analisi. Oggi ho convinto anche mio marito a venire con me».

Quando ha scoperto la vocazione?
«Avevo 13 anni. Mancava il conduttore e presentai io il concerto di Cristina D'Avena a Rimini. Quando mi accorsi che la mia voce amplificata attirava l'attenzione di tutti pensai: voglio fare questo».
 
Lei, come maestro Arbore, vede la tv con disincanto, ironia, leggerezza.
«Non salviamo vite, ma comunichiamo. È un gioco che mi piace. Il segreto è farla seriamente senza prendersi troppo sul serio, rendendosi conto di dove siamo in tv. Il successo? Non ci ho mai pensato. È solo una conseguenza della mia voglia di essere ascoltata».

Nel libro «La collina», scritto con Andrea Cedrola, ha narrato i suoi primi dieci anni a San Patrignano. Che cosa ha imparato?
«Non so dire. I miei genitori si sono salvati dalla droga, per me era una vita normale, ma con ferrea disciplina, che ho tutta in me. Quando ho avuto la prima copia della Collina tra le mani, sono esplosa in un pianto dirotto».

Difetti e pregi di Andrea?
«Sono una rompiballe. Metodica. Non ho pietà per me stessa. Con le persone faccio fatica a legare. Vado a pelle. Ma quando mi lego, è per sempre».

E i pregi?

«Non mi arrendo, ma so quando arrendermi». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino