Arbitri nel mirino, è boom di episodi di violenza in Campania

L'allarme di Maresca: «Mi preoccupa il fenomeno della violenza morale e privata»

Fabio Maresca presidente della sezione Aia di Napoli
Le domeniche in trincea. Poveri arbitri. Ha ragione Gabriele Gravina, numero uno della Figc: non se ne può più del bollettino di guerra perché «chi li...

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Le domeniche in trincea. Poveri arbitri. Ha ragione Gabriele Gravina, numero uno della Figc: non se ne può più del bollettino di guerra perché «chi li tocca deve allontanarsi dal nostro sistema e dalla nostra passione». Quello che emerge a Napoli e provincia negli ultimi mesi, è un bilancio di violenza persino peggiore del passato: minacciati, schiaffeggiati, presi a pugni, addirittura rincorsi da tifosi (si fa per dire) inferociti. Non è un rettangolo di gioco, sembra il Far West. Fabio Maresca, presidente della sezione Aia di Napoli, nell'intervista al Mattino di qualche settimana fa, ha lanciato l'allarme: «Purtroppo le aggressioni fisiche agli arbitri sono in aumento sia a livello regionale che nazionale. Mi preoccupa anche il fenomeno della violenza morale e privata». A Coverciano, lunedì scorso, due direttori di gara, hanno trascorso la giornata con gli azzurri. In Campania ne succedono di tutti i colori, con grande apprensione del presidente del Comitato regionale, Michele Affinito. Gli arbitri aggrediti, gratuitamente, vengono poi assistiti dagli avvocati della commissione esperti legali dell'Aia. A Sperone (Avellino) in una gara di II categoria, a novembre, giusto per iniziare a spulciare l'elenco della vergogna, un calciatore della squadra locale dopo un'ammonizione colpiva il direttore di gara con uno schiaffo all'orecchio sinistro. Il colpevole punito con la squalifica per tre anni. 

Pagine nere, nerissime. Di chi si scorda che senza arbitri, le partite non si giocherebbero neppure. Ancora II categoria, inizio dicembre, campo Grillo di Marano con l'arbitro costretto a rimanere in campo per oltre 15 minuti dopo il fischio perché alcuni giocatori ospiti minacciavano di aggredirlo all'esterno del cancello, togliendosi le maglie per non farsi riconoscere. Il 7 gennaio, III categoria, Campo Holly e Benji di Casalnuovo, un calciatore della Real Casarea dopo la seconda ammonizione colpiva con violento pugno in pieno volto l'arbitro determinandone la caduta e perdita dei sensi. È stato squalificato fino all'11 luglio 2024. Campo Arcoleo di Acerra. Un calciatore dopo il rosso per ingiurie, colpiva l'arbitro con due pugni colpendolo prima all'occhio e poi alla testa. Gara sospesa e ricovero in ospedale al Pellegrini. Il calciatore è stato squalificato per due anni. Tutte scene assurde, senza giustificazione. Ai Caduti di Brema a Barra, in una partita di under 14 provinciale, l'arbitro alla fine della partita non ha trovato più il suo telefono. Gara sospesa anche al Sallustro di Carbonara di Nola, per una spallata del calciatore della squadra ospite, il 5 marzo. L'arbitro, dopo, veniva pure colpito da una pallonata. Gara sospesa e sconfitta a tavolino. La rissa di Barano, ripresa pure dalle Iene, per la rissa tra genitori sugli spalti, è stata prima sospesa e poi ripresa: in campo c'erano gli under 14. Il 12 marzo, per una partita di terza categoria al Campo Buonocore San Giovanni a Teduccio, ci sarebbe da ridere ricordando l'invasione di campo dei tifosi del Borgorosso. Ma non c'è nulla da stare allegri: la gara è stata sospesa per invasione campo dei tifosi della squadra ospite (il Pasquale Foggia) che, secondo il referto del giudice sportivo, hanno aggredito con calci, pugni e cinture quelli in mezzo al campo. Atti spediti pure alla procura federale. Pochi giorni fa, sempre a San Giovanni a Teduccio, il genitore di un ragazzo della Caravaggio costringeva l'arbitro a restarsene rifugiato per trenta minuti nello spogliatoio. Scene di ordinaria follia. Ora basta: serve davvero la mano pesante e non le mini-squalifiche. Vanno puniti anche i club e non solo con piccole sanzioni: perché prima di tesserare calciatori, tecnici e dirigenti va fatto un patto d'onore. Perché picchiare un arbitro, peraltro quasi sempre giovanissimo, ai primi passi, armato solo della sua passione, è qualcosa da vergognarsi e da pagare a caro prezzo. 

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Il Mattino