Avellino a Castellammare, un derby per ripartire

Ricciardi, Moretti, Benedetti e Sottini nella linea a quattro davanti a Pane

L'Avellino riparte da Castellammare
Adesso o mai più. Al "Menti" contro la Juve Stabia (ore 17,30) l'Avellino non può permettersi di prendersela ancora una volta con calma, di rinviare la...

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Adesso o mai più. Al "Menti" contro la Juve Stabia (ore 17,30) l'Avellino non può permettersi di prendersela ancora una volta con calma, di rinviare la sveglia come se maneggiasse quella su uno smartphone. È il momento di destarsi dal torpore per evitare di perdere definitivamente il treno playoff sul quale, inciampo dopo inciampo, lo zoppicante lupo si è ridotto a dover salire al volo. Volo verso gli spareggi promozione che è diventato in picchiata per le vespe, odierne dirimpettaie.

Dopo uno strepitoso girone di andata, chiuso al quarto posto in solitaria, a Castellammare qualcosa si è rotto. Dalle dimissioni di Colucci, passando per l'arrivo di Pochesci esonerato appannaggio di Novellino, il caos in casa gialloblù si è tradotto in un tracollo: soli cinque i punti di vantaggio sulla zona playout, due le lunghezze di ritardo dall'Avellino, che è appaiato a quota 43 con Latina e Giugliano, ma è dodicesimo per la classifica avulsa. Chiudere decimi, noni o ottavi è il minimo sindacale per gli ospiti, che potrebbe ritenersi felici arrivando settimi perché servirebbe un mezzo miracolo sportivo per arrivare quinti o sesti. Come detto, però, non è davvero più tempo di calcoli. D'altronde è inutile arrovellarsi il cervello se poi si va in campo e i risultati latitano, soprattutto le vittorie.

L'Avellino, reduce dal pari a Taranto e dal ko intero col Picerno, non conquista l'intera posta in palio da due giornate, la Juve Stabia da tre, coincise con altrettante sconfitte di fila. Ora più che mai, però, non contano i numeri ma il cuore, l'atteggiamento e l'approccio. Il che, visto l'Avellino per ampie parti della stagione, non lascerebbe ben sperare.
Alla squadra di Massimo Rastelli, che ha dovuto saltare la conferenza pre-partita per un problema di salute, il compito di invertire la rotta in extremis per non mandare in archivio un'annata anonima. Tra il dire e il fare c'è un collega che è un ex senza dente avvelenato, ma non avrà certo modo di mettere in cima alla lista delle sue priorità l'amarcord. Scocca di nuovo l'ora delle scelte, tutte pressoché fatte al netto del rientro di Casarini dopo un turno di squalifica, che devono invece scontare D'Angelo e Tito, e delle indisponibilità per i rispettivi acciacchi di Aya, Benedetti, Dall'Oglio, Mazzocco e Trotta (in rigoroso ordine alfabetico). Salvo colpi di scena, l'Avellino non opterà per la difesa a 3 per gestire le assenze.

Nella linea a quattro davanti a Pane troveranno spazio, da destra verso sinistra, Ricciardi, Moretti, Benedetti e Sottini al debutto da titolare a margine della sfortunata parentesi da subentrante contro il Picerno (suo l'autogol che fissò il risultato sullo 0-2 finale). Sottini, che di mestiere fa il centrale, si adatterà sulla corsia mancina per colmare una delle più conclamate lacune dell'organico: la mancanza di un terzino sinistro di scorta. A centrocampo l'equilibrato ballottaggio tra Mazzocco e Maisto, che ha caratterizzato le ore precedenti alla partita, si è risolto, come anticipato, con il forfait dell'ex Cittadella (affaticamento agli adduttori). A rimpiazzarlo un giovane belga della Primavera, Pedro Nkosi. Maisto andrà, dunque, a completare con Matera il pacchetto di interni ai lati di Casarini in cabina di regina.

In attacco Kanoute sarà preferito a Di Gaudio per muoversi sulla trequarti in tandem con Russo che, come sempre, partirà dalla sinistra per rientrare sul destro. I due agiranno alle spalle di Marconi, pronti ad affiancarlo nel corso dello sviluppo della manovra offensiva quando in fase di possesso potranno, all'occorrenza, avanzare ai suoi lati. Al seguito dei biancoverdi ci saranno poco meno di 400 tifosi. Non sono stati venduti tutti i biglietti messi a disposizione dalla Juve Stabia per il Settore Ospiti. L'ennesimo segnale che c'è un popolo da riconquistare, un entusiasmo da riaccendere dimostrando uno spirito battagliero che possa trascinare i supporter.


Lo zoccolo duro ha risposto ancora una volta "presente", ma è necessario iniziare a tornare a essere l'Avellino, spingendosi oltre gli atavici limiti, pure per creare una base da cui ripartire nel lungo termine. "La passione dei sostenitori è una miccia che attende solo di essere accesa" come ha ricordato in settimana dalle nostra colonne l'ex calciatore dell'Avellino Marco Capparella. Serve più di una scintilla per compiere un vero salto di qualità, ma anche il viaggio più lungo comincia da un piccolo passo. È ora di mettersi in marcia per evitare di ritrovarsi a piangere, come ormai accade di consueto, sul latte versato.
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Il Mattino