Nei giorni di una interminabile quarantena, ci sono due calciatori biancoverdi che stanno continuando ad allenarsi di gran lena perché la sosta forzata gli ha servito un...
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SI CONTINUA A LITIGARE
Se in serie A, però, ieri è stata raggiunta un'intesa di massima su stipendi e ipotesi di ripartenza, in Lega Pro si continua a litigare lasciando invariate le posizioni: i presidenti sono sempre più ancorati all'idea di non scendere più in campo e lo ribadiranno nell'assemblea del 14 aprile; l'associazione calciatori spinge nella direzione opposta. A tal proposito va registrata l'ennesima presa di posizione di Damiano Tommasi: La decisione finale sulla ripresa - ha sottolineato - spetta al Consiglio Federale. Se ci saranno le condizioni per riprendere sarà difficile che si opti per una sospensione definitiva dei campionati. Detto questo, la differenza tra A e Lega Pro è che quest'ultima ha 60 squadre di altrettante città, con sensibilità diverse e soprattutto con la prospettiva che, se si ricominciasse, bisognerebbe rimettere in moto 60 territori che rappresentano tutta Italia. Non sarebbe così semplice. In Lega Pro il problema è che ci sono presidenti che vogliono fermarsi per chiudere i conti adesso e non pagare chi deve essere pagato, cercando di avere dal sistema le risorse per coprire eventuali perdite legate al momento che viviamo. Se così fosse, sarebbe deprimente perché sarebbe questo l'obiettivo primario e non la tutela della salute o la chiusura dei campionati per far trionfare i verdetti sportivi.
A spezzare una lancia per i presidenti e gli stessi calciatori della Lega Pro è stato ieri anche il massimo esponente della LND nonché vicepresidente federale della Figc, Cosimo Sibilia: Il 30% delle società italiane- ha affermato- rischia di fallire. E' un numero enorme.
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Il Mattino