La sconfitta di La Spezia conclama la prima, vera crisi del Benevento. Un solo punto nelle ultime tre partite configura un cammino che è inversamente proporzionale agli...
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Squadra e tecnico sono in silenzio stampa, parla solo il diesse che si lascia andare ad una sana e lucida autocritica. «Siamo tutti sotto esame compreso il sottoscritto. Se pensassimo che è tutto ascrivibile solo all'allenatore commetteremmo un grande sbaglio. La gente addossa le colpe a Bucchi, ci sta, ma in campo vanno anche i calciatori, e se sulla palla arriva sempre prima l'avversario vuol dire che manca la giusta cattiveria. Abbiamo quei momenti di pura follia che ci portano a regalare gol. Troppo semplice prendersela con il tecnico. Anche i giocatori devono prendersi le proprie responsabilità come devo fare io stesso. Sono stato calciatore fino a qualche anno fa e so come funziona. Parlo quotidianamente con i calciatori e se avessi percepito che sono contro l'allenatore avrei fatto altre considerazioni».
Nel frattempo la tifoseria chiede la testa dell'allenatore. Sotto accusa il non gioco e l'incapacità dei singoli di esprimere il proprio potenziale. A La Spezia c'erano otto assenti tra squalifiche e infortuni. Numeri non sufficienti a rappresentare un alibi visto che il 4-2-3-1 messo in campo da Bucchi per la prima volta in stagione aveva in campo elementi di livello assoluto per la categoria. Mancano personalità, solidità e combattività. Difetta anche i termini di esperienza: Maggio e Nocerino da acquisti top sono diventati ben presto oggetti misteriosi a causa delle precarie condizioni fisiche. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino