Benevento, ultimatum di Vigorito: «Sacrificare la A? Solo se vale per tutti»

Benevento, ultimatum di Vigorito: «Sacrificare la A? Solo se vale per tutti»
«Nessuno può sapere con quale tempistica usciremo dall'emergenza. La responsabilità del sistema sportivo è di salvaguardare la regolarità dei...

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«Nessuno può sapere con quale tempistica usciremo dall'emergenza. La responsabilità del sistema sportivo è di salvaguardare la regolarità dei campionati. La prima ipotesi è quella di completare i tornei. Qualora non ce ne fosse la possibilità, la priorità non sarà l'annullamento delle classifiche bensì l'assegnazione di promozioni e retrocessioni nel pieno rispetto dell'equilibrio competitivo». Il vice presidente dell'Associazione Italiana Calciatori, Umberto Calcagno, contribuisce a far chiarezza sul prosieguo della stagione quando tutto tornerà alla normalità. Le dichiarazioni rilasciate in esclusiva a «Il Mattino» dal numero due dell'Aic, che ha preso parte insieme al presidente Damiano Tommasi al Consiglio federale della Figc di lunedì, in qualche modo tranquillizzano i tifosi del Benevento, che avevano cominciato a temere il peggio nel caso prevalesse come ipotesi, se lo stop per il corononavirus si protraesse oltre il 3 aprile, la cancellazione delle graduatorie.

I TIMORI
A queste preoccupazioni si è aggiunto anche il grido d'allarme lanciato dal presidente Vigorito, che ai microfoni di «Radio Punto Nuovo» ieri ha spiegato di essersi confrontato con altri colleghi e addetti ai lavori e ha lasciato intendere di aver percepito qualche «strano» movimento verso l'azzeramento dei campionati da parte di qualche club che ne trarrebbe beneficio. Il massimo dirigente giallorosso ha detto senza mezzi termini che se si dovesse rendere conto che l'ipotesi suggerita da qualche azienda avesse la meglio sull'ipotesi di sistema, sarebbe anche pronto a lasciare. «Se dovessero essere premiate istanze di natura soggettiva - ha tuonato Vigorito - piuttosto che le esigenze generali, solo perché qualcuno ha maggiore risonanza nazionale, il Benevento dovrebbe trovarsi un altro patron. Se invece ci dovesse essere chiesto un sacrificio in nome di una situazione drammatica come quella che stiamo vivendo, e questo sacrificio venisse esteso a tutti, allora saremmo pronti ad accettarlo». Ma le parole di Calcagno, professionista dotato di equilibrio oltre che avvocato specializzato in diritto sportivo, appaiono rassicuranti. «Oggi abbiamo la speranza di riuscire a trovare date disponibili per completare le stagioni, magari anche giocando ogni tre giorni. Non so cosa accadrà con gli Europei - prosegue il vice presidente dell'Assocalciatori - anche se credo che la fase finale sarà rinviata visto che il problema si sta estendendo in tutto il continente, ma la B e la C hanno un arco temporale più vasto a prescindere e possono arrivare comodamente fino al 30 giugno. Se poi lo stato di crisi si prolungasse ulteriormente e non ci fossero più i tempi, allora diventerà prioritario, ai fini dell'equilibrio competitivo, assegnare promozioni e retrocessioni in tutte le categorie, attraverso un meccanismo parametrato alle tempistiche del momento». Calcagno non va oltre ma è evidente che si riferisca allo svolgimento di playoff e playout che rappresenta l'opzione più gettonata qualora il lasso temporale per terminare i tornei non fosse sufficiente.
LO SCENARIO

E nello stabilire i criteri di ammissione a questi spareggi, non si potrà non tener conto dei distacchi accumulati. Dunque un vantaggio come quello del Benevento non può in alcun modo contemplare la possibilità che qualche altra squadra, magari arrivata al sesto o al settimo posto e quindi distante anche 30 punti dai giallorossi, soffi il posto in A ai sanniti magari in una gara secca. Calcagno ha anche definito «atteggiamento di grande sensibilità» la decisione del Benevento di sospendere per una settimana gli allenamenti. «La legge scarica sul datore di lavoro ogni responsabilità in caso di contagio di un dipendente - chiosa Calcagno, che da calciatore ha militato in giallorosso nell'annata 2000/01 in C1 - quindi si tratta di una scelta a tutela sia della salute di squadra e staff tecnico che della società stessa. Spingiamo in questa direzione perché i decreti lasciano molto spazio all'interpretazione. Tanto per fare un esempio: come ci si può allenare ad un metro di distanza gli uni dagli altri?».
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Il Mattino