Questo sarebbe dovuto essere il lunedì dei saluti, come tutti quelli successivi all’ultima di campionato. Che doveva finire ieri. Invece per la serie A è il...
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Dall’arrivo allo stadio (un’ora e trequarti prima del calcio d’inizio gli arbitri; 1 ora e 40 prima il Gruppo Squadra ospite, che per la serie A può essere formato al massimo da 60 persone; 1 ore e mezza prima i padroni di casa); al numero massimo degli ammessi allo stadio (che, per la serie A sono 300). Quel che interessa la partita vera e propria è identico a quanto si sta vedendo in Bundesliga. Ingressi sfalsati di un minuto delle formazioni sul terreno di gioco (prima gli ospiti) senza cerimonie o strette di mano. Panchine con un posto vuoto tra i sedili o l’uso delle tribune adiacenti (se c’è l’ingresso diretto in campo). In campo, vietati gli abbracci e avvicinarsi a meno di 1,5 metri per dialogare con gli arbitri (è stato tolto il verbo protestare).
Insomma un calcio “sterilizzato” e silenzioso per poter ricominciare anche in Italia. Il nodo cruciale resta quello della quarantena di 14 giorni, obbligatoria per tutti i componenti di una squadra in caso di anche solo una nuova positività. Il protocollo introduce test sierologici rapidi e la possibilità, se nelle prossime settimane la curva dei contagi lo permetterà, di rivedere la legge. È l’unico modo, oltre a tenere incrociate le dita, per essere ragionevolmente certi di poter finire dopo aver ricominciato. Senza ricorrere al Piano B (play off e play out) o al Piano C (cristallizzazione delle classifiche scegliendo un merito sportivo). Leggi l'articolo completo su
Il Mattino