Salernitana, Di Tacchio: «Tra allenamenti e netflix sognando l'Arechi pieno»

Salernitana, Di Tacchio: «Tra allenamenti e netflix sognando l'Arechi pieno»
Sogna di rivedere l'Arechi pieno e la gente in festa; gli mancano il campionato e l'adrenalina delle partite. E mentre si allena a casa con un occhio alla chat di gruppo e...

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Sogna di rivedere l'Arechi pieno e la gente in festa; gli mancano il campionato e l'adrenalina delle partite. E mentre si allena a casa con un occhio alla chat di gruppo e l'altro all'alimentazione nutre forte la speranza che l'incubo coronavirus possa passare al più presto e si prodiga in lodevoli iniziative di solidarietà e beneficenza. La giornata tipo di Francesco Di Tacchio si consuma tra le mura domestiche, tra una lezione di inglese, un libro da sfogliare, un protocollo di lavoro da seguire i social da consultare e qualche serie tv da completare. Il capitano della Salernitana segue con attenzione gli sviluppi di una situazione a dir poco surreale che non esita a definire una «non vita».

Di Tacchio quanto è preoccupato?
«Stiamo affrontando un qualcosa di mai visto: unico, importante. Ogni giorno sentiamo un bollettino di guerra: con la morte di tante persone. Dispiace tanto e c'è preoccupazione. L'unica cosa da fare è rimanere a casa e aspettare tempi migliori».
Quanto è dura?
«È durissima, ma dobbiamo farlo. Manca il quotidiano. Manca tutto: il campo, scambiare due chiacchiere prima dell'allenamento, prendere un caffè, scherzare con i compagni. Ma soprattutto mancano l'adrenalina dell'allenamento e della partita. Stiamo vivendo una vita che noi calciatori non siamo abituati a vivere».
Come vi tenete in forma?
«Proviamo a fare quello che possiamo a casa: siamo sempre in contatto con i preparatori e il mister Ventura. Le direttive le abbiamo. Alla ripresa dovremmo essere tutti sullo stesso livello. Non so se faremo anche una sorta di nuova preparazione atletica».
Molto dipenderà anche dalla data della ripresa...
«Già. Dispiace non vivere la quotidianità: andare al campo tutti i giorni. In questo momento però bisogna fare dei sacrifici, aspettando che la situazione migliori. Adesso la priorità non è allenarsi, ma la salute delle persone».
Come passa il tempo?
«Fino a quando era permesso facevo fisioterapia presso un centro specializzato. Per precauzione sto ancora facendo a casa magnetoterapia per il problema all'alluce del piede che ha avuto anche Milan (Djuric), con i macchinari specializzati».
La sua giornata tipo?
«Sveglia alle 8.30, colazione con calma, stretching, posture addominali, poi verso le 11 leggo un libro e studio un po' di inglese prima di pranzo. Nel pomeriggio mi dedico un po' ai social. Quindi allenamento verso le 16.30 e dalle 18.30 Netflix e qualche film. Poi cena, tv telefono e nanna».
Si sente con i suoi compagni. Magari attraverso una chat di gruppo?
«Abbiamo creato un gruppo con la squadra, confermando il nome dello scorso anno: Tupa che è il diminutivo di Tupamaros, un nickname che ci aveva affibbiato Gregucci. Ridiamo, scherziamo e proviamo a distrarci con video e messaggi. Ma ci manca lo spogliatoio».
Chi è il collante del gruppo?
«Lopez senza dubbio. È lui il guascone della squadra. Con i suoi video che arrivano da non so dove fa copia-incolla e strappa risate a tutti».
Realisticamente pensa possa riprendere il campionato?
«Credo che si farà di tutto per ripartire e recuperare. È l'obiettivo di tutti anche perché ci sono in grossi interessi in ballo. Bisogna anche capire, però, che ci sono persone che muoiono e che il rischio contagi è ancora elevato».
Tra le ipotesi si parla di due sole promozioni senza playoff.
«Sarebbe un vero peccato perché stavamo facendo un grande campionato. Dispiacerebbe una cosa del genere perché eravamo in linea con il percorso che ci eravamo fissati. Non escludo comunque ricorsi e controricorsi. Personalmente penso solo a riprendere a giocare al più presto per rivivere le emozioni che solo il calcio può dare».
Si parla anche di taglio degli stipendi?
«Per un professionista sarebbe comunque un danno. Egoisticamente parlando non è una cosa che mi farebbe certo piacere. Mi rendo anche conto che ognuno ha le sue esigenze. Il coronavirus ha creato problemi anche a livello economico».
Il suo contratto tra l'altro è anche a scadenza. Cambia qualcosa?
«Sono comunque legato alla Salernitana per un altro anno. Sto bene a Salerno. Ma di questi aspetti si occupa il mio agente che parla sempre a cose fatte. Ho trovato una famiglia qui e per me non ci sarebbe nessun tipo di problema a continuare».
Cosa vi dice Ventura?
«Al mister gli brucia da morire non poter allenare. È un uomo di campo che soffre a stare a casa, ma ha anche l'esperienza e la sensibilità di capire che in questo momento ci sono cose più importanti del calcio. Sono certo che quando la situazione tornerà alla normalità ci dovremo preparare a trovare un bel martello sul campo con tuta e fischietto».
Intanto non mancano da parte vostra iniziative di solidarietà.
«Ognuno di noi si è mosso privatamente. Insieme a un amico ho deciso di dare una mano ad una struttura ospedaliera in provincia di Salerno».
Un messaggio ai tifosi della Salernitana.

«Faccio un appello da capitano: vorrei vedere al più presto l'Arechi pieno di gente che ha voglia di calcio e sarebbe bello, una volta per tutte, fare quello per cui ognuno che si sente più gratificato. Tifare i granata e vincere per la Salernitana. Noi viviamo per quello: per regalare gioia e toglierci soddisfazioni. Un calciatore senza quello è spento».
Parola di capitano.
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Il Mattino