Allora. Partiamo dal presupposto che la serata più importante di questo scorcio di stagione del Napoli, la serata in cui gli uomini di Sarri (e noi con loro) si giocavano...
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E infatti, nel primo tempo, un Napoli un po' bloccato faceva presagire ai tifosi azzurri i peggiori scenari. Ad alimentare la funesta fantasia dei supporter napoletani le palle perse dagli azzurri in numero sufficiente a rifare l'albero in mezzo alla galleria Umberto senza possibilità che i vandali se lo portino via. Cu tutti chelli pall' appese. E nemmeno le notizie più che confortanti che arrivavano da Kiev servivano a rabbonire i presentimenti azzurri. La supposta di Seleznyov è un ricordo troppo recente per potersi fidare degli ucraini. E infatti, pure nella ripresa, le cose sembravano remare in tutte le direzioni tranne che nella nostra. Senonché a un certo punto Sarri si ricorda che là, assettato con lui in panchina, tiene il re delle notti di dicembre. Il signore degli struffoli: il diavulillo. Ciro. Colui che è in grado di seminare il panico nelle bocche affette da parodontite e nelle difese degli avversari del Napoli. E lo fa entrare.
Pochi minuti e Mertens manda in rete Callejon. E i tifosi azzurri iniziano a pensare «Aspè, ma vuoi vedere che forse forse stasera il fegato me lo sparagno ché mo' vengono pure le feste e comunque mi servirebbe?». E Mertens li rassicura, segnando uno di quei gol che ti viene voglia di andare dalla madre e dirle: «Signò ma voi siete sicura che questo non è nato nella Pignasecca?». Nel frattempo Albiol, da gran signore, al posto dell'agendina griffata Lete per Natale regala al Benfica un gol ma alla fine, dopo 93 minuti di buttamiento di sangue, a festeggiare è Napoli: siamo vivi, siamo agli ottavi di Champions e siamo primi. Alla faccia di quella ciucciuettola di Nina Moric! Leggi l'articolo completo su
Il Mattino