Fair Play: il Napoli deve tagliare il 44% degli ingaggi dei giocatori

Fair Play: il Napoli deve tagliare il 44% degli ingaggi dei giocatori
Due stagioni di tempo per adattarsi, poi non ci sarà più tempo. La Uefa ha varato ieri il nuovo Fair Play Finanziario, quell'insieme di norme che dovrebbero...

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Due stagioni di tempo per adattarsi, poi non ci sarà più tempo. La Uefa ha varato ieri il nuovo Fair Play Finanziario, quell'insieme di norme che dovrebbero aiutare - almeno sulla carta - i club a prevenire le difficoltà economiche registrate già negli ultimi esercizi di bilancio in tutta Europa anche a causa dell'improvvisa pandemia che ha messo a dura prova le società. In sostanza, il cambiamento più importante riguarda i costi legati alle squadre che, secondo il nuovo regolamento, non potranno superare il 70% dei ricavi dei club. Una percentuale dibattuta tanto negli ultimi mesi, alla fine approvata dall'Esecutivo Uefa dalla stagione 2024/25.

Come sta messo il Napoli? Il club di Aurelio De Laurentiis è pronto a intertire dal prossimo anno il trend in crescita avuto nelle ultime stagioni, che aveva portato la squadra azzurra a un tetto ingaggi ben oltre i 100 milioni di euro. Tetto spropositato che con la mancanza di strutture e soprattutto l'assenza dalla Champions ha pesato in modo inequivocabile sulle casse del club. Anche gli azzurri dovranno rivedere i propri standard: secondo quanto riportato da Calcio & Finanza, il rapporto tra costo della rosa e i ricavi napoletani è al 114%, una percentuale ben più alta del 70% previsto. 

Stando agli ultimi bilanci disponibili (2020/21), quasi tutte le maggiori società italiane - i cui conti sono stati sicuramente influenzati dalla pandemia nelle ultime due stagione - sono ben oltre il rapporto indicato dalla Uefa: la Roma è al 135%, la Lazio al 112%, il Milan al 90%, 99% per la Juventus e ben 109% per l'Inter campione d'Italia in carica. Tra le prime della classifica, solo l'Atalanta potrebbe rispettare ad oggi il nuovo FPF, con una percentuale di 47%. Tutti i club avranno comunque due stagioni di tempo per un passo indietro: necessario per il bene del calcio globale, ancor prima che per i club italiani.

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Il Mattino