Gennaro Tutino, col Verona per lui è miracolo al San Paolo

Gennaro Tutino, col Verona per lui è miracolo al San Paolo
Da piccolo voleva fare il ballerino. Oggi Gennaro Tutino ha imparato a ballare, ma tra le linee dell'attacco. Ha 23 anni, e questa è la sua prima stagione da...

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Da piccolo voleva fare il ballerino. Oggi Gennaro Tutino ha imparato a ballare, ma tra le linee dell'attacco. Ha 23 anni, e questa è la sua prima stagione da protagonista in serie A. Ci è arrivato per step: un gradino alla volta. Ma senza mai tagliare il cordone che lo lega al Napoli. Perché il suo sogno è sempre quello di indossare la maglia azzurra e perché De Laurentiis e Giuntoli vorrebbero riportarlo nuovamente a casa e fare di lui il nuovo Insigne.


 

VITA NUOVA
Ecco perché quando è arrivata in estate la chiamata da parte del Verona neopromosso, il Napoli è stato chiaro: «Ok, ma solo in prestito». Ma d'altra parte sarebbe stato difficile immaginare una risposta diversa dopo la grande stagione da protagonista assoluto in serie B con il Cosenza. Quella sì che è stata la sua vera consacrazione dopo qualche anno di troppo perso per strada tra prestazioni da incorniciare a qualche incidente di percorso. Il tutto con il Napoli sullo sfondo perché i ritiri estivi a Dimaro con Sarri e con Ancelotti non possono essere dimenticati, né tanto meno considerate esperienze solo di passaggio. La svolta, però, un anno fa a Cosenza, quando grazie alle cure dell'allenatore Braglia, il giovane Tutino ha preso totale consapevolezza dei propri mezzi. Un po' prima punta, un po' esterno e un po' trequartista: basta che si trovi a due passi dalla porta avversaria, gli va bene. I 10 gol in 33 presenze nella passata stagione non possono essere considerati un caso, anzi. Sono la logica conseguenza dell'esperienza precedente alla Carrarese in serie C dove aveva iniziato a trovare continuità (15 presenze e 2 gol).
PRESENTE E PASSATO

Sabato torna a Napoli, la sua Napoli. In uno stadio come il San Paolo che ha sempre sognato. Torna da avversario, ma non certo col dente avvelenato. A Verona sta diventando grande, ma senza dimenticare i suoi trascorsi in maglia azzurra. Su tutti quella finale di Coppa Italia Primavera nel 2013 contro la Juventus, una di quelle partite che tutti i napoletani vorrebbero giocare. Il Napoli lo ha preso da piccolissimo dalla Juve Domitia, e fino al 2014 lo ha fatto crescere nel proprio settore giovanile. «Ma il club crede fortemente nelle sue qualità, per questo non l'ha voluto cedere se non in prestito», spiega il suo agente Vincenzo Pisacane. «Sabato sarà tranquillo, perché è un ragazzo che non si emoziona facilmente. Forse l'unica volta che l'ho visto cedere un po' è stato alla nascita di sua figlia». A proposito di famiglia, quella di Gennaro - cresciuto tra Licola e il Vomero - sarà in primissima fila sabato sera al San Paolo, per applaudire il proprio ragazzo e per una volta avere il cuore a metà tra la squadra della propria terra e quella del proprio ragazzo. A fare il tifo per Genny - come lo chiamano tutti - ci sarà anche l'inseparabile cugino Armando Anastasio. Lui che gioca a Monza in serie C ma quando può si incontra sempre con l'amico e cugino. Armando non sarà allo stadio ma seguirà come sempre la gara di Gennaro, per poi commentarla insieme. L'esordio in serie A è stato il primo passo di questa indimenticabile stagione nella quale Tutino sta imparando tanto da Juric. Da quando è arrivato nel ritiro del Verona, però, Gennaro si è messo sotto e giorno dopo giorno ha saputo scalare le gerarchie in avanti, guadagnandosi il posto da titolare in una squadra dove fino a qualche mese fa i gol portavano la firma di Pazzini, non esattamente l'ultimo arrivato.
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Il Mattino