Ibrahimovic e De Laurentiis, ecco perché saltò il matrimonio nel 2019

«Era tutto fatto, poi venne esonerato Ancelotti»

Ibrahimovic al Meazza nella serata di addio al calcio (Twitter Ac Milan)
L'idea cominciò a prendere corpo nei pensieri di Auirelio De Laurentiis quella sera di luglio del 2016 in un ristorante italiano stellato di Los Angeles, dove il...

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L'idea cominciò a prendere corpo nei pensieri di Auirelio De Laurentiis quella sera di luglio del 2016 in un ristorante italiano stellato di Los Angeles, dove il presidente del Napoli casualmente incontrò Zlatan Ibrahimovic che aveva da poco annunciato il suo passaggio al Manchester United. Tre anni dopo l'idea di consegnargli la maglia azzurra prese corpo, anche perché nell'autunno 2019 sulla panchina del Napoli sedeva Carlo Ancelotti, che era stato l'allenatore di Ibra - attuale Senior Advisor del Milan - al Paris St. Germain.

Vi fu una vera e propria trattativa per portare il bomber a Napoli, una città che amava profondamente. Raccontò il suo compianto agente Mino Raiola che la scintilla era scoccata nel 2005, quando Ibrahimovic venne invitato da Ciro Ferrara alla sua festa di addio al calcio al San Paolo. Girò Napoli non a bordo di un van dai vetri oscurati ma sulla Vespa di Fabio Cannavaro. E se ne innamorò.

Nel 2019 ecco la trattativa, con Ibra che aveva concluso l'esperienza americana ed era alla ricerca di una nuova maglia e soprattutto di nuove emozioni. Raccontò lui stesso nel libro “Adrenalina” come andò. «Avevo detto a Mino Raiola che ormai avevo chiuso dopo i Galaxy, finito. Lui mi ha stimolato, gli ho risposto: solo con l’adrenalina puoi convincermi. Una sera guardo un documentario su Diego Armando Maradona, al San Paolo era incredibile: tifosi impazziti, atmosfera incredibile. Chiamo subito Raiola: Chiama il Napoli. Vado al Napoli. Il Napoli? Sei sicuro?, mi risponde. Sì, vado a Napoli. Sarà la mia adrenalina. Porto 80mila persone allo stadio ogni domenica e vinco lo scudetto come Maradona. Li faccio impazzire. Parliamo col club, trattiamo e troviamo l’accordo. Tutto fatto. Sono un giocatore del Napoli. L’allenatore è Ancelotti, lo conosco da Parigi. Ci sentiamo quasi tutti i giorni e già mi spiega come vorrebbe farmi giocare. Valutavo anche l’idea di vivere in barca, era tutto pronto. Poi l’11 dicembre 2019, giorno in cui devo firmare col Napoli, De Laurentiis caccia Ancelotti. Ho una brutta sensazione, è un cattivo segnale. Non posso fidarmi, manca stabilità. Non sono io il centravanti per Gattuso, per il suo 4-3-3. Così è nato il mio ritorno al Milan, pochi giorni dopo la sconfitta di Bergamo: volevo una sfida, non un contratto». 

Ancelotti venne licenziato nella serata della qualificazione agli ottavi Champions perché il Napoli occupava una precaria situazione in classifica e soprattutto perché lo spogliatoio era a pezzi. Ibra ha chiuso col calcio nella scorsa primavera, poche settimane fa il Milan lo ha richiamato affidandogli un incarico dirigenziale, un importante compito di coordinamento tecnico. Club come Milan, Inter e Juve sono abituati ad avere ex calciatori nei quadri dirigenziali; il Napoli non ne ha mai avuti.  

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Il Mattino