Madrid. La giornata odierna di Europa League segna una singolare coincidenza, che gli addetti all’ordine pubblico in Spagna non esitano a definire “sgradevole”:...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
L’ultima visita dei tifosi in Spagna è stata esattamente a Villareal e, secondo la polizia valenziana, sebbene abbiano tenuto un comportamento esemplare, non si può abbassare la guardia, “vista la mancanza di feeling”, per usare un eufemismo, con i napoletani. L’origine della vecchia ruggine risale addirittura alla stagione 1958/59, durante una tournée del Napoli in Nord America, il cui clou furono le ultime due sfide, entrambe contro il Rapid Vienna, all’Ebbets Field di Brooklyn. In palio, la Fernet Branca Cup, il trofeo che sarebbe andato alla squadra autrice del maggior numero di reti. Nel primo incontro, il 28 giugno, nello stadio gremito, il rigore fischiato dall’arbitro al 40’ minuto provocò uno scontro fra Comaschi e un calciatore austriaco e le proteste degli spettatori, assiepati a bordo campo, che arrivarono ad aggredire l’arbitro.
Fu necessario l’intervento della polizia che, dopo venti minuti di interruzione, riuscì a ristabilire la calma e a riannodate la partita, col rigore battuto e infine deviato da Bugatti in calcio d’angolo. Nel secondo tempo, il predominio del Rapid sfociò nel gol definitivo della vittoria a 4 minuti dalla fine, il preludio all’invasione di campo dopo il fischio della fine. Questa volta l’arbitro e i due guardalinee ebbero la peggio, restando contusi negli incidenti, finiti in prima pagina sul New York Times. La replica, il 1º luglio, davanti a 15mila spettatori e un imponente schieramento del servizio d’ordine. La partita vide il Rapid in vantaggio dopo i primi 15 minuti e un pareggio in extremis del Napoli, con Del Vecchio, che comunque non fu sufficiente per aggiudicarsi il trofeo. A fine partita, solo scaramucce fra le tifoserie contrarie, ma anche la promessa che non sarebbe finita lì. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino