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«Ho tanta voglia di salire sul ring. Datemi un match». È l'appello di Irma Testa, e di tutti i pugili italiani che corrono per i Giochi Olimpici. La ventitreenne farfalla di Torre Annunziata è stata la prima pugile italiana a disputare un'Olimpiade in occasione dei Giochi di Rio de Janeiro 2016. Nel 2019 è diventata campionessa europea nella categoria 57 kg. Ed ha vissuto l'atmosfera olimpica anche a Nanjing in Cina, dove nel 2014 è salita sul podio vincendo la medaglia d'argento.
«Eh si - racconta - dell'Asia ho ricordi bellissimi ma questa di Tokyo mi aspetto sia una Olimpiade supertecnologica. I giapponesi quando fanno le cose le fanno in grande. Mi aspetto tante luci, tutto bellissimo.
Lei il Covid lo ha anche affrontato: «Ho sempre rispettato le regole, eppure l'ho preso: sono positiva, questo virus è insidioso, nessuno è immune - spiegò a ottobre scorso - Non si deve mollare e occorre continuare ad allenarsi, sempre rispettando le regole». La differenza con altri paesi dove ci si allena anche sul ring c'è: «Ma noi possiamo dirci fortunati perché riusciamo a stare in collegiale, a fare il lavoro che dobbiamo fare. Dal punto di vista psicologico è pesante pensare che dall'oggi al domani ti possono cambiare i programmi, ma noi siamo atleti abituati anche a questo. L'obiettivo è dare il meglio giorno per giorno salendo sul ring di Tokyo al massimo».
Dal 2014 ad oggi, quando la farfalla di Torre Annunziata salì sul ring cinese delle Olimpiadi giovanili è passato tanto tempo. Tanti risultati, qualche delusione, un film, la voglia di dare sempre il meglio di sé anche dopo un inciampo. «Allora ero una ragazzina. Oggi so cosa significa fare dello sport il proprio lavoro e non bisogna lasciare nulla al caso». Olimpiade aspettami.
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