È stato tra i protagonisti della vittoria dell'Europeo, come l'amico Gigio Donnarumma. Lorenzo Insigne non è riuscito a segnare a Wembley, poco male: anche Diego Maradona non fece gol nella finale del Mondiale '86, né nelle domeniche dell'87 e del '90 in cui il Napoli vinse gli scudetti. Ha ritrovato il sorriso, il ragazzo di Frattamaggiore, dopo il finale amaro del campionato, con quell'esclusione dalla Champions quando sembrava che fosse stata conquistata. Questo epilogo è stato dolcissimo e Lorenzo ha festeggiato tra le lacrime nella videochiamata con la moglie Genny e l'orgoglio di mostrare la Coppa nella foto di ritro scattata all'interno dello spogliatoio di Wembley. 

Ha scritto in un post su Instagram: «È voluta, sognata, desiderata fin da quando da ragazzino mi addormentavo negli spogliatoi prima di allenarmi… Anni di sacrifici per arrivare fin qui ma ne è valsa la pena… La dedico a mia moglie, ai miei figli e all’intera mia famiglia che non mi ha mai lasciato solo». È un messaggio che va oltre il calcio perché la storia di Lorenzo comincia quando dava una mano al padre Carmine, venditore ambulante di frutta e verdura. Con la forza di volontà tutto è possibile. 

Tra poco Lorenzo sarà chiamato a un altro appuntamento importante della sua carriera: l'incontro con De Laurentiis per il rinnovo del contratto. È stato un errore del club non affrontare prima dell'Europeo questo argomento. Insigne e il suo agente Pisacane ascolteranno la proposta del Napoli, i margini per un accordo di lunga durata devono esservi. Perché altrimenti questa favola non avrebbe il lieto fine. E poi sarebbe bello che questo napoletano campione d'Europa - come il vecchio capitano Antonio Juliano nel 1968 - sollecitasse il club a incentivare gli investimenti nel vivaio perché in questo territorio vi sono tanti talenti ed è un peccato non coglierli, o lasciarli andare via, come accadde dieci anni fa per Gigio Donnarumma.