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Non si aspettava molto di più da questo primo grado, Aurelio De Laurentiis. Ma questo è solo il primo round perché la battaglia con la Figc per quella che ritiene una norma non giusta, andrà avanti. Ma al momento tra Napoli e Bari, uno dei due club è di troppo per la famiglia De Laurentiis. Nessun deroga, entro il 30 giugno del 2024 dovranno procedere a una cessione (nessun dubbio che sia il Bari). Ma sempre se nel frattempo non arrivi la promozione in serie A: perché sennò la cessione, come nel caso della Salernitana di Lotito a Danilo Iervolino, deve avvenire prima. Aurelio e Luigi De Laurentiis si erano rivolti al Tribunale Federale per impugnare il divieto di partecipazioni in più società del settore professionistico da parte del medesimo soggetto, del suo coniuge o del suo parente e affine entro il quarto grado. I De Laurentiis hanno impugnato l'art. 16 bis Noif sulle Partecipazioni Societarie ma il giudice ha dato torto ai richiedenti. Scontato, a questo punto, il ricorso in Corte d'Appello e, nel caso, anche al Collegio di Garanzia del Coni. Solo dopo aver esaurito il percorso tra gli organismi sportivi, i De Laurentiis si rivolgeranno anche alla magistratura amministrativa. Insomma, non è finita qui. Il giudice sportivo ha ribadito che l'inosservanza comporterà la decadenza della affiliazione della società la cui partecipazione societaria è stata acquisita per ultima. Ovvero il Bari. È la parte che impone il divieto di tenere due club anche in serie differenti che più di tutte non va giù: anche perché quando il Bari è stato rilevato, questa norma non era ancora in vigore. In ogni caso, è uno stop alle multiproprietà.
Un buco nell'acqua. Anche se resta da capire se la procura si arrenderà o Chiné deciderà di fare ricorso. In ogni caso il Tribunale federale ha assolto il Napoli e il medico Canonico dalle accuse di aver consentito o, comunque, non aver impedito ai calciatori Lobotka, Rrhamani e Zielinski di partire da Napoli alla volta di Torino con l'aereo lo scorso 5 gennaio, nonostante i tre citati calciatori fossero stati sottoposti a quarantena domiciliare sino al 9 gennaio».
Il Mattino