Kvaratskhelia, infortunio Girona: rischia di saltare la prima in serie A

Trauma distorsivo, l'incubo dei legamenti

Khvicha Kvaratskhelia
Ahi ahi, ma quanta gente già in infermeria. È una piccola corsa ostacoli quella di Rudi Garcia. Uno dopo l'altro, da Dimaro a Castel di Sangro, sia pure per...

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Ahi ahi, ma quanta gente già in infermeria. È una piccola corsa ostacoli quella di Rudi Garcia. Uno dopo l'altro, da Dimaro a Castel di Sangro, sia pure per motivi differenti sino sono fermati Mario Rui, Demme, Elmas, Zielinski, Kvaratskhelia, Osimhen e Simeone. Al momento, è Khvicha Kvaratskhelia uscito malconcio dalla sfida con il Girona a non far dormire sonni tranquilli: ha rimediato una botta, un trauma distorsivo che tra qualche giorno dovrà essere rivalutato, per capire se c'è anche un interessamento dei legamenti. Che al momento lo staff medico tende a escludere. Diciamo che la sua presenza tra due settimane a Frosinone non è proprio così sicura. Ma in incidenti del genere, le valutazioni vanno fatte a distanza di qualche giorno e senza accelerazioni. La parola più comune in questi giorni è affaticamento. In parole povere: stanchezza. È una specie di spia rossa che si accende sul cruscotto dell'atleta e che convince immediatamente i responsabili tecnici a fermare i motori delle macchine. Ecco, prendete Osimhen: i suoi muscoli possenti e fragili, sempre assai a rischio di guai seri, hanno lanciato un piccolo allarme l'altra mattina. Un piccolo fastidio che il medico Canonico conosce bene, perché sono tre anni che lavora con Osimhen. A settembre dello scorso anno, nella gara con il Liverpool, rimediò proprio un risentimento muscolare che lo portò a uno stop di un mese e mezzo. Dunque, mai forzare con Osi. E per evitare complicazioni è arrivato il suggerimento, che Garcia ha accolto immediatamente, di fermare l'iradiddio nigeriano. E anche ieri mattina ha continuato a fare le cose per conto suo, presentandosi in campo solo nella parte finale, accolto dai 2.000 tifosi più con un sospiro di sollievo che con un urlo di gioia. 

La preparazione atletica è cambiata perché ad essere cambiato è il preparatore: da Sinatti a Rongoni. Le cose, ovviamente, sono differenti in tutto e per tutto. Ma anche un anno fa c'erano fastidi muscolari in fase di preparazione. Insomma, nulla di strano. Il lavoro di questi giorni è fatto di fatica, di allenamenti duri, anche di diete rigeneranti, di test atletici, di partite amichevoli. Rappresentano anche un'occasione per i tifosi di vedere da vicino i propri beniamini e spesso anche una banale partita di allenamento in famiglia, a metà campo, sotto gli occhi dei tifosi, porta a non risparmiarsi, a dare il massimo. Per la gioia dei tifosi che si esaltano e lanciano cori. Castel di Sangro è ormai una specie di secondo centro sportivo del Napoli: dopo la sconfitta con l'Empoli nell'aprile del 2021 (il ko che portò alla prima frattura tra De Laurentiis e Spalletti), il patron azzurro pensò di portare il Napoli in ritiro punitivo proprio qui. Poi cambiò idea. Tecnica individuale e ore di esercitazioni a basso impegno sono state al centro del lavoro in Trentino. Qui si fa un po' più sul serio: intensità situazioni specifiche (a porte chiuse) e quindi maggiore rischio che i muscoli possono accusare qualche problema. Quel che conta è fermarsi in tempo. Come è stato fatto con Osimhen. Che di riposo ne ha sempre bisogno in maniera speciale, per la sua esplosività (non solo caratteriale). Al momento, Osi viene considerato arruolabile per l'amichevole di domenica con l'Ausburg. Vero, non ha senso correre rischi. Ma è anche vero che, per sua scelta, il vero Napoli ha fino adesso giocato non più di un'oretta insieme in un test match. Forse è arrivato il momento di iniziare a provare il Napoli di campionato. Anche se comporta correre qualche pericolo. 

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Il Mattino