Luciano Moggi diviso tra Napoli e Torino

Luciano Moggi diviso tra Napoli e Torino
A 84 anni non ha smesso di occuparsi di calcio. Qualche suggerimento a vecchi e nuovi amici del mondo che ha frequentato per oltre mezzo secolo, le apparizioni in tv da...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

A 84 anni non ha smesso di occuparsi di calcio. Qualche suggerimento a vecchi e nuovi amici del mondo che ha frequentato per oltre mezzo secolo, le apparizioni in tv da opinionista. E i ricordi. Tanti. Quelli dei trionfi alla Juve, con la drammatica conclusione del 2006, quando Luciano Moggi e il management bianconero furono investiti dall'onda di Calciopoli, un momento così sofferto da spingere l'ex ferroviere di Monticiano (Siena) a dichiarare: «In quei giorni ho pensato al suicidio». Lo ha detto nel documentario Netflix «Il lato oscuro dello sport», le stesse parole scritte dal figlio Alessandro - procuratore calcistico - nell'autobiografia pubblicata quattro anni fa. 

Luciano Moggi ha una storia bianconera, anzi bianca (le vittorie) e nera (l'inchiesta della magistratura di Napoli). Ma anche granata e azzurra perché è stato un importante manager del Torino e del Napoli, squadre rimaste nel suo cuore. Due le tappe a Torino: 1982-1987 e 1991-1993, la seconda la più significativa perché la squadra arrivò alla finale di Coppa Uefa persa contro l'Ajax (chi non ricorda l'allenatore Mondonico sollevare la sedia per protestare contro l'arbitro ad Amsterdam?) e alla conquista della Coppa Italia, anche questa esperienza segnata da un'inchiesta della magistratura, quella su presunti omaggi fatti a un arbitro straniero. 

Il periodo napoletano è stato più significativo, al fianco di Ferlaino e Maradona. L'assunzione di Moggi ufficializzata il 22 giugno dell'87, dopo la conquista di scudetto e Coppa Italia. Il manager Allodi era ammalato, quando arrivò Big Luciano il ds Marino rassegnò le dimissioni. Lui portò a Napoli pezzi del suo Torino: il difensore Francini e il mediano Crippa. Provò a gestire l'ingestibile Maradona, vinse Coppa Uefa, scudetto e Supercoppa, poi arrivarono le notti di Mosca e lo strappo con il Napoli. «Decisi che la mia esperienza a Napoli era finita dopo quella storia alla vigilia della partita di Coppa dei Campioni». Maradona strafatto che non partì con il volo dei compagni per Mosca, con Moggi che disse: «Chi non parte non gioca». Ma poi giocò perché in quel Napoli, di fronte alla grandezza tecnica e al dramma umano di Diego, non vi era coerenza. Luciano rimase al comando fino al 17 marzo del '91, una domenica che sarebbe entrata nella storia del vecchio e grande Napoli perché fu quella in cui Diego venne scoperto positivo al controllo antidoping dopo la partita col Bari (cocaina) e a distanza di qualche giorno squalificato. Moggi chiuse proprio quel giorno il rapporto col Napoli, non dopo Mosca: a distanza di trent'anni c'è chi si chiede ancora perché.

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino