Lozano, magie e sperperi: è il Chucky, prendere o lasciare

Lozano, magie e sperperi: è il Chucky, prendere o lasciare
È la faccia del saccheggio. Comincia con un colpo di testa che ha la leggerezza di un cigno, dopo aver triangolato con Zielinski che, zidaneggiando, gliela rimette sulla...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

È la faccia del saccheggio. Comincia con un colpo di testa che ha la leggerezza di un cigno, dopo aver triangolato con Zielinski che, zidaneggiando, gliela rimette sulla testa, con un colpo sotto scavalca la linea difensiva dell'Ajax e trova la testa di Lozano, e lui col tempo giusto la manda alle spalle di Pasveer. È il gol della sicurezza, quello che poi apre a una partita in discesa, e che porta alla qualificazione. Il Napoli spadroneggia, spreca, si permette anche delle amnesie difensive, ma soprattutto si diverte con numeri da circo, Kvaratskhelia scava tunnel tra Jorge Sánchez e Edson Álvarez e Lozano sorridendo slalomeggia, osa, accelera, riparte, mettendo a ferro e fuoco l'area dell'Ajax. È la sua prima vera bella partita della stagione, ma rimane lo sciagurato Lozano proprio per quello che Gianni Brera attribuiva a Egidio Calloni passando da Alessandro Manzoni: la capacità di fare cose assurde e gol belli riuscendo a sprecare quelli facili. In questo Napoli delle esagerazioni col sorriso, un Lozano così ci sta tutto. Una attrazione di palleggio e scambio, dribbling e finte, per poi tirarla alta, mentre Spalletti giustamente la vorrebbe in porta. Ma quando si gioca così, quando si ha un controllo totale del campo, allora quelli come Lozano diventano l'errore di tolleranza, il prezzo da pagare al calcio di strada, l'imperfezione bambina che accresce la bellezza della vittoria perché passa per l'estetica del gesto. Le sue ubriacature degli avversari, i suoi scatti anche quelli a vuoto sono accelerazioni che diventano agguati negli scambi con Kvara. Duplice meraviglia. Ma nel primo tempo Lozano riesce a far impazzire Calvin Bassey, un battito a mille il suo, un altro tempo sia negli stop che nelle giravolte, meriterebbe anche il secondo gol, ma poi non sarebbe lo sciagurato. Il messicano ipnotizza e appoggia, svisa e libera, corre e tira, sempre con un tempo d'anticipo, anche sulla precisione. Morde di continuo la difesa dell'Ajax, e la buca, facendola apparire come una serie di colonne da Partenone. È il nemico vero degli olandesi, i suoi palloni scottano, e i suoi tiri bordeggiano la precisione. Estremo, stordisce e crea, immagina e smarrisce, in un circo continuo che alimenta il calcio selvaggio, quello che si realizza nella dissipazione, senza calcoli, fino alla dispersione nei vortici del divertimento. Si permette anche il colpo di tacco, annunciando a tutti che è tornato, padrone dell'area e dei suoi gesti, crudeltà e fantasia, ornamento e delitto subito dopo quando perde il pallone.

Ma è Lozano, prendere o lasciare. È l'abbandono e la resa dell'ordine, davanti a un generatore automatico di caos e assedi. Punta e supera, punta e se ne va, scaltro giocoliere alla ricerca del colpo ad effetto, del gradino successivo di bellezza pallonara. Più del sacrificio può l'azzardo, più dell'ubbidienza la decadenza. È un bandito del pallone, nel senso più alto e libero del termine, scippa e irrompe, rapina e poi scarica le sue pistole in aria, dopo aver scardinato le linee difensive ed essersi appropriato delle aree di rigore. Si paga con la gloria. E questa volta anche un gol d'apertura. Il resto è sperpero: ludico, sapiente, monello. Danza sbilenco, su un piede poi sull'altro, il pallone in mezzo, ora c'è, ora no, oplà, è già andato, tocca rincorrerlo e atterrarlo. Tanto lui si alzerà sorridendo. Lo scopo del suo calcio è l'irrisione, tra gambe e scarpini, il terzino ha abboccato, un altro colpo è riuscito. Lozano cerca l'umiliazione a mezzo dribbling, la bizzarria del tiro sbilenco, il tocco beffardo, il taglio fontanesco che apre una nuova dimensione. Il resto è sperpero. 

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino