Napoli-Ascoli, quando Di Fusco fece l'attaccante: «Io dopo Careca»

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Prima amichevole a Castel di Sangro, domani ore 17.30: Napoli-Ascoli, ma se metti insieme i nomi di quelle due squadre subito pensi all'11 giugno 1989. 2-0 per l'Ascoli allenato da Bersellini, ma a passare alla storia non furono i marcatori, bensì un giocatore che non fece gol: Raffaele Di Fusco. Di mestiere faceva il portiere, ma non quel giorno. «Avevamo la rosa ridotta all'osso e così Bianchi decise che per fare la riserva di un attaccante fossi più utile io di un ragazzino della Primavera», racconta l'ex portiere del Napoli. 

Il resto lo fece il destino. «Si fece male Careca e così toccò a me». Nello stupore un po' di tutti, compagni, tifosi e soprattutto avversari. «Nell'Ascoli giocava Bruno Giordano che prima mi disse: E tu che ci fai qua? e poi si rivolse al suo allenatore chiedendo subito di predisporre una marcatura a uomo per me. Se ne occupò il papà di Mattia Destro che all'epoca era un difensore dell'Ascoli». E gli andò bene, perché Di Fusco non riuscì a fare gol. «Ci andai vicino con un colpo di testa ravvicinato parato da Pazzagli». 

Insomma Di Fusco in avanti ci sapeva fare. «Prima di fare il portiere ho giocato sempre in attacco. Bianchi lo sapeva e quel giorno mi disse di andare in panchina con due maglie: la numero 12 e la numero 16». La scelta cadde sulla seconda e così invece della classica divisa da portiere gli toccò quella azzurra. «Indossavo i pantaloncini neri e dovetti cambiarli al volo. Certo, peccato per il risultato, ma quella partita oramai la ricordano tutti per me». Anche perché dopo cambiarono le regole. «Da quel momento chi era in distinta con il numero 12 non poteva sostituire un giocatore di movimento, ma solo un portiere».

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Il Mattino