Non deve essersi meravigliato nel sentire quel coro dedicato a Maradona. Lo sa bene che qui Diego è il dio del calcio, anzi D10s come lo chiamano sempre nella loro Patria,...
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Se non fosse per quella barba rossiccia che si è fatto crescere, avrebbe eternamente la faccia del bambino. Il suo ultimo si chiama Ciro ed è questo un bel legame con Napoli. Ma con Napoli non c'entra nulla, anche se magari in queste ore saprà che è proprio il soprannome dell'idolo di casa, Dries Mertens. Si chiama Ciro perché la figlia del campionissimo a scuola aveva imparato alla perfezione la storia di Ciro di Persia. Incredibile. Chi ha Messi se lo tiene, e ormai c'è una clausola da 700 milioni inarrivabile per chiunque. Anche per la Juventus. Ieri Andrea Agnelli, scherzando a Tutti Convocati con il giornalista Marco Bellinazzo, ha detto: «So che ha chiesto già informazioni De Laurentiis...». In Italia nessuno può arrivare a quella cifra. Chi non ce l'ha, soffre, ma gli riconosce la grandezza, l'unicità: verrà applaudito stasera dai 45mila del San Paolo, dopo che lo hanno applaudito le tifoserie avversarie di tutti gli stadi del mondo, persino al Bernabeu nelle notte dopo un gol del 3-2 al 90'.
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Sono tutti lì che attendono Messi e il Barcellona. Ma prima messi e poi il Barcellona. È talento puro, ed è di quella scuola di giocolieri argentini che qui a Napoli ha fatto la storia: Sivori prima e Maradona poi. Il Barça nel 2000 lo prelevò dall'Argentina, anche se quando si trattò di concludere il trasferimento il club ebbe parecchi dubbi, e stava per mollare: Messi aveva bisogno di costose cure per una rara forma di nanismo che lo aveva colpito, c'era da spendere circa 100.000 euro l'anno e i dirigenti stavano per ripensarci. Per fortuna dei catalani, l'accordo venne siglato.
Non andrà mai via da Barcellona. Nessuno si illuda. Bartomeu ha commesso l'errore di provare a mettersi contro di lui. Vero o non vero, è il motivo per cui è finito nella bufera. Cerca di difendere come può una poltrona che in troppi vogliono rovesciare e i quattro gol segnati sabato dal diez sono forse il colpo di grazia. Se c'è da scegliere tra Messi e chiunque al mondo, il popolo catalano ha pochi dubbi: sceglie sempre Leo. Simbolo autentico di una squadra. Prova che per essere un leader non c'è bisogno di alzare la voce, inseguire un arbitro, mostrare irruenza. Lui è un numero uno vero anche per questo. È un calciatore-simbolo per generazioni di bambini, un esempio da seguire. E non importa nulla se tifi per il Barcellona oppure no. Chi ama il calcio, non può che essere felice di vedere stasera Messi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino