Quella con la Samp di Montella era una partita difficile sotto diversi punti di vista. Innanzitutto per il clima della vigilia. Mettiamoci un attimo tutti quanti nei panni di...
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Prima i piccioni che alimentando il pressing alto della Samp ci mettevano sempre in inferiorità numerica e librandosi in volo nei momenti meno opportuni, tipo quando Eder e Correa stavano per tirare in porta, limitavano la visuale di Reina mettendolo in difficoltà su chi o cosa dovesse acchiappare. Poi Koulibaly che stremato per le notti insonni della recente paternità più di una volta ha imitato il figlioletto addormentandosi con la zizza in bocca. Poi Higuain che per non alimentare le voci sul suo essere determinante ha dovuto segnare solo una volta buttando a Soccavo il resto delle 3mila palle gol messegli sui piedi dai compagni. Infine il rigore a favore che ormai a Napoli crea più panico di un allarme rosso nella zona a rischio del Vesuvio. Ci ha pensato Insigne a vendicare, con un tiro rasoterra al cardiopalma, l'affronto subito da Albiol che esattamente come nella gara d'andata era stato messo a terra da uno della Samp (stavolta però dalla parte giusta del campo). Se a ciò si aggiungono i quasi ininterrotti cori su colera&Vesuvio da parte dei tifosi della Samp è chiaro che la vittoria del Napoli appare come un segno inequivocabile di forza e maturità. Loro ci augurano la morte per mano del Vesuvio e noi gli mostriamo la bellezza del calcio per i piedi di Hamsik e Mertens. Poi dicono che non siamo educati, tzè. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino