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Una vita da mediano. A recuper palloni. Per undici anni con lo scopo di far fare gol a Pippo Inzaghi. Al Milan e in Nazionale. Ma dopo che per anni è toccato a Rino Gattuso guardare le spalle allo spietato killer dell’area, ora Inzaghi farebbe bene a guardarsele da solo le spalle. Domani torna il duello tra lui e il vecchio e caro Ringhio (324 partite vissute insieme in carriera) ma stavolta Gattuso è lì per colpirlo e affondarlo. Magari non una pugnalata alle spalle, ma in ogni caso ognuno deve pensare a se stesso in questo derby che all'andata ha visto la vittoria del Napoli. Si gioca alle 18.
C’è rispetto, forse non amicizia vera.
Gattuso con il Benevento ha subito una delle delusioni più grandi della sua carriera di allenatore. Ha confidato: «Se mi davano una pugnalata, avrei sentito meno dolore». Il gol del portiere Brignoli al 95’ della sua prima gara sulla panchina del Milan. A Superpippo, invece, chissà se tornerà alle mente quel novembre del 1995 quando Tanzi lo aveva ceduto al Napoli e con le valigie già fatte giocò in Coppa delle Coppe contro l’Halmstads. Fece gol e alla fine non lasciò più il Parma. Quando di dice, il destino. E oggi? Il passato è passato. Per vincere il derby bisognerà stringere i denti, lottare con il coltello tra i denti. E non servirà a molto, né a Superpippo né a Ringhio ricordare il passato fatto di scudetti, due Champions League, un Mondiale per Club e tanto altro. In aggiunta a tutto ciò pure un Mondiale con l’Italia nel 2006. Quello che c’è nella testa di entrambi, domani, sono i tre punti da strappare all’altro. E che forse valgono più di ogni cosa del loro passato.
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