De Laurentiis e Spalletti avanti insieme: sarà addio solo senza Champions

De Laurentiis e Spalletti avanti insieme: sarà addio solo senza Champions
De Laurentiis non è mai stato un mangia-allenatori. Nonostante i tanti sussurri, neppure lo scorso anno ha mai pensato di sollevare dall'incarico Rino Gattuso....

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De Laurentiis non è mai stato un mangia-allenatori. Nonostante i tanti sussurri, neppure lo scorso anno ha mai pensato di sollevare dall'incarico Rino Gattuso. Altrimenti, ne avrebbe avuto di momenti per farlo. E se Ringhio avesse centrato la qualificazione per la Champions, nonostante gli scontri e le incomprensioni, il patron avrebbe riproposto la vecchia offerta di rinnovo per tentare di trattenerlo. Figurarsi se gli passa adesso per la mente di mandare via Luciano Spalletti, che è terzo in classifica e che è praticamente a 4 punti dall'obiettivo stagionale che era stato fissato al momento della firma. Chiaro, la sconfitta clamorosa di Empoli, gli otto minuti più sconvolgenti della sua presidenza, non lo hanno lasciato indifferente. Ma neppure per un istante ha messo in discussione la permanenza di Spalletti. Volevano tutti e due lo scudetto, ma la mission è il ritorno in Champions e i 50 milioni di dote che si porta dietro che servono a sistemare i conti del club. Ha scelto Luciano meno di un anno fa preferendolo a Vincenzo Italiano (che non aspettava che una sua chiamata e con cui è rimasto comunque in contatto anche adesso che è a Firenze) e non pensa a un cambio a fine stagione. Poi, chiaro, dovesse il Napoli uscire fuori dalle prime quattro in classifica, tutto verrebbe messo in discussione. Ma al momento è una tempesta in un bicchier d'acqua la questione tecnica, almeno vista sotto l'occhio di De Laurentiis. Se poi Spalletti ha in mente il colpo di teatro («del futuro parleremo a bocce fredde») farà bene a uscire rapidamente allo scoperto, senza spiazzare la società. Ma la sua storia dice che non ha mai voltato le spalle a un club. Certo, il comunicato di ieri magari gli ha dato fastidio. Una specie di indicazione pubblica su cosa fare per raddrizzare la barca.

De Laurentiis da ieri sera è a Napoli e nelle prossime ore incontrerà la squadra e ancora una volta il tecnico di Certaldo ma per tutta la giornata di ieri è stato più volte in contatto sia con Giuntoli che con Spalletti. Anche nella gestione del ritiro cancellato i due sono andati perfettamente d'accordo, condividendo le soluzioni. Lucianone ha svelato che il presidente talvolta borbotta per i cambi e le scelte che fa nel corso del match. Ma mai come quest'anno De Laurentiis se ne è stato per conto suo, lontano dai riflettori, molto concentrato sulle vicenda della Lega (dove ha trascinato sulla poltrona di numero uno, Lorenzo Casini): le lamentele tecniche sono state personali, nel corso di qualche incontro. Ma nessuna uscita pubblica, nessuna lamentela, mai una sola parola fuori posto. Anzi di Spalletti disse che «è il migliore allenatore che ho mai avuto». Certo, il patron ama mandare sms anche tra il primo e secondo tempo: e alla fine di Napoli-Juventus dello scorso settembre, brontolò perché giocò Manolas e non Rrahmani. Se Spalletti ci è rimasto male per qualche suggerimento personale e riservato, per qualche doglianza, ha sbagliato a non metterlo in conto quando ha accettato Napoli: perché se si scegli un club a gestione così snella, pochi dirigenti o figure di raccordo, inevitabile che certe intromissioni possano avvenire. 

Spalletti ha firmato fino al 30 giugno 2023 e il Napoli ha dalla sua un'opzione per un altro anno. Neppure Spalletti ha mai risolto in maniera anticipata i suoi contratti: anche con l'Inter ha preferito restare fermo, piuttosto che rinunciare ai compensi nerazzurri e accordarsi con il Milan. È la sua filosofia. D'altronde, Spalletti sta pianificando la rivoluzione della prossima estate con Giuntoli e De Laurentiis: Khvicha Kvaratskhelia ha avuto il suo ok. Sarà l'estate di cinque o sei cambi e dell'abbassamento del monte-ingaggi: Spalletti sa da giugno scorso che questa che verrà sarà una specie di anno zero. E lo ha accettato. E come ha svelato lui stesso, pure per il futuro di Mertens è stato chiesto il suo parere da De Laurentiis. Dunque, il cammino sembra segnato: la sconfitta di Empoli, il modo con cui è maturata, chiaramente preoccupa De Laurentiis. Ma nessuno se lo immagini attaccato al telefono a chiamare questo o quello per la successione di Spalletti. Al momento non ci pensa. E il momento è legato al terzo posto: se il traguardo Champions verrà centrato, la rivoluzione sarà solo della rosa. E non riguarderà la panchina. Come è logico, sacrosanto, che sia. E De Laurentiis non è tipo che si fa male da solo. 

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Il Mattino