Dribbling, grandi gol e fantasia: è Insigne il grimaldello del Napoli

Dribbling, grandi gol e fantasia: è Insigne il grimaldello del Napoli
Il tiro alla Insigne, su quella conclusione a giro di destro telecomandata all'incrocio c'è il suo copyright. Prodezze che ricordano i gol spettacolari di Del Piero...

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Il tiro alla Insigne, su quella conclusione a giro di destro telecomandata all'incrocio c'è il suo copyright. Prodezze che ricordano i gol spettacolari di Del Piero in Champions, il suo idolo da bambino, e le parabole magiche che disegnava Maradona al San Paolo, l'eroe del Napoli degli scudetti. L'intuizione di Lorenzo ha lanciato il Napoli contro lo Shakhtar, ha rotto l'equilibrio di una partita fino a quel momento bloccata: l'attaccante di Frattamaggiore è diventato decisivo, un vero leader, quello che fa la differenza nei momenti di difficoltà.


Colpevolmente ignorato da Ventura nel ritorno dello spareggio mondiale dell'Italia contro la Svezia, proprio per la sua capacità di sbloccare le partite bloccate con i suoi colpi ad effetto, continua ad essere decisivo per il Napoli. «Ormai è un campione di livello internazionale, a tenerlo fuori proprio non ce la farei», ha confessato Sarri nel dopo partita contro lo Shakhtar. E infatti il tecnico azzurro lo fa giocare sempre: contro la formazione ucraina è arrivato a 58 partite consecutive da titolare, una lunga serie cominciata il 26 ottobre del 2016 al San Paolo contro l'Empoli. Quattro gol in campionato (più quattro assist) e quattro in Champions (ha segnato per la prima volta due reti consecutive dopo quella al City, confezionando un assist a Callejon nel preliminare di Nizza), otto in totale, l'anno scorso chiuse a venti: una partenza del genere autorizza a credere che possa migliorare il record precedente.

L'arma letale di Sarri, l'attaccante che riesce a scardinare le difese avversarie con un colpo di genio: adesso le giocate di Insigne non sono più fini a se stesse ma determinanti per l'economia della partita. Una crescita in termini di continuità, questa la vera svolta di Lorenzo che ha cominciato questo percorso proprio a Udine dello scorso campionato: si sbloccò con una doppietta e da quella partita spiccò il volo. Praticamente un anno fa, il 19 novembre del 2016: la partita che fece svoltare il talento del Napoli, da quel momento è diventato a tutti gli effetti l'uomo in più degli azzurri. Prestazioni sempre convincenti, ad aprile il rinnovo dell'accordo con il club azzurro e un contratto da top player con ingaggio fino al 2022 da 4 milioni e mezzo a stagione.
 

Un leader tecnico e non solo: Insigne è il simbolo della squadra anche per la sua napoletanità, il ragazzo di Frattamaggiore cresciuto nel settore giovanile azzurro diventato poi grande protagonista in prima squadra. Esordì con Mazzarri nel 2010, dopo le esperienze formative di Cava de' Tirreni e soprattutto di Foggia e Pescara con Zeman, ritrovò poi il tecnico toscano a Napoli nella stagione 2012-2013, quella chiusa al secondo posto alle spalle della Juve. Questo è il sesto anno di fila, una crescita costante, stagione dopo stagione fino all'esplosione definitiva con Sarri. Un'empatia a prima vista, dopo l'esperimento da trequartista durato tre partite, il tecnico toscano lo restituì al suo ruolo preferito da esterno sinistro d'attacco e lo ha migliorato tatticamente e fisicamente. Già, perché i numeri tecnici li ha sempre avuti, fin da bambino quando faceva la differenza nella scuola calcio Olimpia Sant'Arpino. Geniale l'intuizione del vecchio responsabile del settore giovanile azzurro Peppe Santoro che ne suggerì l'acquisto quando aveva 15 anni: al Napoli costò 1500 euro. Determinato e tenace, grande protagonista già nel primo anno con la Primavera: adesso ha trasferito il suo carattere in prima squadra. Un giocatore insostituibile proprio per il suo mix di qualità, un moto perpetuo sulla fascia sinistra, un esterno che non si concede un attimo di sosta. Lo stakanovista azzurro, il vero maratoneta: tra campionato e Champions League è stato in campo 1771 minuti, secondo solo a Reina, il portiere a spagnolo, e davanti a uno che fa della corsa il suo punto di forza, Callejon (1717 minuti). La maturazione definitiva di un campione sempre più completo sempre più decisivo anche in Champions, un'altra magia dopo quelle con Real Madrid e Manchester City.
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Il Mattino