Centottanta minuti per ritrovare il Napoli. Non ci sarà nulla di eroico, questa sera, nel battere questa Inter dall'animo di burro, sgonfiata in modo esagerato nella...
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Non erano questi i piani del Napoli, di Sarri e di De Laurentiis: nessuno pensava di arrivare alla sfida con l'Inter con questa distanza dalla Juve e dal secondo posto e avendo davanti in classifica persino l'Atalanta e la Lazio. E nessuno, dopo la partenza a razzo nella fase a gironi, pensava che la partita con il Benfica sarebbe stata una specie di crocevia. Negli ultimi due mesi il Napoli ha vinto solo tre volte e perso quattro gare: al San Paolo, ha sconfitto solamente l'Empoli nelle ultime sei partite giocate. Quella cosa che si chiamava Napoli, quell'invenzione ammaliante di Sarri, quel gruppo di fantastici ricamatori adesso è in difficoltà: la squadra gioca bene, ma non è vincente. Il tecnico azzurro ieri non ha parlato in conferenza: non è un silenzio di polemica, ormai è questa la linea dettata da De Laurentiis nelle vigilie di campionato.
Sarri ha lavorato a lungo a Castel Volturno, concentrandosi molto su Gabbiadini: stasera Manolo sarà al centro del tridente, anche se non gli piace. Il tecnico ha provato a dargli qualche dritta, mostrando i movimenti dei due centrali Ranocchia e Miranda e spiegandogli come liberarsi con maggiore facilità. In questo ha provato a farsi aiutare da Insigne, provando e riprovando alcune incursioni del fantasista azzurro. Vuole rivedere allegria nel gioco del Napoli, Sarri. Ma anche lui non è quello di inizio anno: il suo «tiqui taca» ha qualcosa che non va, è lento e prevedibile, non ha guizzi. Il suo possesso prolungato è spesso troppo sterile: e l'assenza di una prima punta autentica non fa che far emergere questa legnosità nella circolazione della palla.
Sarri però non vuole snaturare il suo Napoli e non lo farà in nessuna di queste due gare: non cambierà modulo né con l'Inter questa sera né con il Benfica martedì, non adeguerà il suo dogma agli interpreti che ha a disposizione, continuerà a tenere la maggior parte degli acquisti di luglio e agosto in panchina sia in campionato che in Champions e soprattutto non abbandonerà il possesso/ossesso del pallone, quell'ipnotica trama di passaggi da tempo suo fiore all'occhiello. Ha bisogno solo di vincere, Sarri. Ma non perché si senta un re travicello: anche se con De Laurentiis i rapporti sono al minimo sindacale, essenziali, lui non crede che la sua sia una panchina a rischio. Non pensa affatto che il suo presidente non si fidi più di lui e della sua idea di gioco. Sarri sa bene che De Laurentiis vorrebbe veder giocare di più i suoi investimenti estivi: sa pure che è un suo diritto auspicare l'esordio di Rog, per esempio, ma non per questo lo accontenterà.
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Il Mattino